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VIGNAROLO. Lasciami parlare. ARMELLINA. E che fai? VIGNAROLO. Ragiono pur, ma vorrei.... ARMELLINA. Che vorresti? VIGNAROLO. , sai che vorrei? che mi volessi bene. ARMELLINA. Io per me non ti vo' male. VIGNAROLO. So ben che non mi vuoi male: pur non mi vuoi bene. ARMELLINA. Che vorresti dunque che facessi? VIGNAROLO. Tôrmi per marito. ARMELLINA. Son poverella, non ho dote da darti.

Dove la ragione del non possumus di questi preti potenti della nostra sola stoltezza. Quando Lucrezia andò a marito ad Alfonso d'Este arraffò al capitolo di Bologna Cento, e Pieve, e gli aggiungeva per dote alla figliuola dilettissima.

Come senza dote? saltò su a dire Fabrizio un po' risentito. Se parli con lui, soggiunse il padre di Carlo, con mal dissimulata ironia, sua figlia è più ricca della signora B .

Esse daranno alla luce una stirpe d'eroi semidei, e saranno molto feconde ed esenti da vecchiaia, secondo mi convince il tripode fatidico. Questa dote ottenni solo io fra cinquanta gagliardi fratelli, e fui profeta degli

La dote di Luisa Vellia, moglie di don Giacomo Cènci, fu di scudi diecimila, come si ricava dal chirografo del luglio 1600 col quale Clemente VIII conferisce facolt

EUFRANONE. «Chi poco ha, molto stima e molto teme». Ma voi sète informato dell'infortunio che ho patito nella robba, che non solo non ho da poter dar dote ad un par vostro ma meno ad un povero mio pari?

Da qualche tempo questo matrimonio pericolava assai, perchè Enrico pensava tanto alla bella Elisa come io penso alla regina di Golconda. Lo so. Ma se tu riesci a condurlo via con te, gli è come dire che andrebbe proprio a monte del tutto e definitivamente. Ah, ho capito; e allora tu, n'è vero, ti faresti sotto? Perchè no? È una delle più belle fanciulle di Milano. Con trecentomila lire di dote.

Natale le disse che le voleva bene e se la sposò così com’era senza un soldo di dote un cencio di corredo. Allora bisognò fare i conti, e il patrimonio si trovò ridotto ad una sessantina di mila lire, tanto da vivere discretamente, ma rigar diritto.

I ncomenciò l'altiera: O Triperuno, V assallo mio, de gli altri non men caro, S appi che 'l tuo Limerno saggio e raro T'ha impetrato da me quel che nessuno I n questa corte mai gioir non puote. N ove anni e sei non passa una fanciulla: A te la dono e facciovi la dote.

Sicuro!... è giustissima, ci vuole la dote, anzi, ci vogliono delle doti... e il denaro è la cosa meno necessaria alla felicit