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<<La faccia tua, ch'io lagrimai gia` morta, mi da` di pianger mo non minor doglia>>, rispuos'io lui, <<veggendola si` torta. Pero` mi di`, per Dio, che si` vi sfoglia; non mi far dir mentr'io mi maraviglio, che' mal puo` dir chi e` pien d'altra voglia>>. Ed elli a me: <<De l'etterno consiglio cade vertu` ne l'acqua e ne la pianta rimasa dietro ond'io si` m'assottiglio.

Queste ciarle sono insopportabili; di grazia, Annetta, non abusare della mia pazienza. , signorina, indovinate? chi era mo; è una persona che voi conoscete benissimo. Non posso indovinarlorispose Emilia con impazienza.

Signore illustrissimo. Il desiderio mio, Re di Persia, da voi ill.mo signor console veneto nella Sorìa, degnissimo, onoratissimo, meritissimo e giustissimo giudice, il quale io molto amo, è che V. S. Ill. abbia per raccomandati li miei dipendenti, che vanno e vengono del continuo per coteste parti, e li favorisca, siccome io per il passato ho fatto, e per l'avvenire farò a tutti i suoi, che capiteranno in queste parti, alli quali resterò con obbligo di favorire per amore di V. S. Ill. e del serenissimo senato, stantechè tutti li miei predicano molto bene del favore che del continuo ricevono. Però per l'avvenire V. S. per amor mio non manchi di fare il medesimo, che io come affezionato alli cristiani non mancherò per l'amor suo di fare lo stesso in questi miei paesi: e così come V. S. è stata dal suo principe sostituita costì, così anco nel mio regno ha la medesima autorit

Saranno passate 'e sette e meza: mo aggio ntiso d

PRUDENZIO. Se non guardassimo che tu sei un demente, te imparariamo a rispondere ai maggiori tuoi piú cautamente che non fai. MALFATTO. Voi avete torto a dir villania a lui. Ma sapete dove sta quella casa, che me ricordo? PRUDENZIO. Dove? ché non parli? MALFATTO. Sta de qua. Vedete; guardate bene. PRUDENZIO. Di' pur via; séguita. MALFATTO. No, no: io ho sbagliato.

GIACOCO. Siente, ca vo fare collazione. Vorrisse doie ióiole o doi scioscelle? PEDANTE. O che parlare absurdo e mal composto! GIACOCO. vole no poco de composta de cetruli. PEDANTE. O che supina ignoranza, che intelletto rude e agreste! GIACOCO. Non te l'aggio ditto ca vole composta d'agresta? PEDANTE. Dii immortales, ubique sunt angustiae! GIACOCO. È lo vero ca a Vico so ragoste.

Sofia era un'amante poetica, ideale: e lui un bravo giovinotto che credeva alla espressione: amo la sola anima: come si vede, di poca esperienza, e che aveva due bellissimi occhi. Ma perchè mo' non si deve credere alla sola anima? Natura umana!

E io, che son giaciuto a questa doglia cinquecent'anni e piu`, pur mo sentii libera volonta` di miglior soglia: pero` sentisti il tremoto e li pii spiriti per lo monte render lode a quel Segnor, che tosto su` li 'nvii>>. Cosi` ne disse; e pero` ch'el si gode tanto del ber quant'e` grande la sete. non saprei dir quant'el mi fece prode.

D’i Serafin colui che più s’india, Moïsè, Samuel, e quel Giovanni che prender vuoli, io dico, non Maria, non hanno in altro cielo i loro scanni che questi spirti che mo t’appariro, hanno a l’esser lor più o meno anni; ma tutti fanno bello il primo giro, e differentemente han dolce vita per sentir più e men l’etterno spiro.

CAPPIO. Appoggiatevi al mio braccio, ch'io vi condurrò a casa; che la notte è tanto oscura che, se foste con il capo scoperto, non vedreste la via. GIACOCO. Orsú, caminiamo; dove siamo? CAPPIO. Ad Antuono speziale. GIACOCO. Chillo che fa le cure co lo schizzariello? CAPPIO. Signor .