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Agile corpo che l’adolescenza plasma e disegna in puro stil di grazia, dal nemico che logora e che strazia salvarti non potr

Io non la conosco la passione?... Io non la conosco?... T'inganni, sai, Lalla... Son vent'anni che la conosco, è da vent'anni che mi tenta, è da vent'anni che mi fa piangere, che mi fa soffrire, che mi strazia, ed oggi... oggi, , ha vinto lei; però è riuscita ad uccidermi, ma non è riuscita a perdermi, Io non la conosco la passione?... E sei tu, tu, che inginocchiata, fra le lacrime ed i rimorsi, non trovi altra difesa alla tua colpa che in un insulto al mio dolore.

E ordinava a Marzio prendesse certo uomo di paglia, e lo portasse in sala dove mettevano capo le camere delle donne e del fanciullo: egli poi trasse Nerone in altra stanza, lo aizzò, lo inasprì, e poi, spalancato allo improvviso l'uscio, lo avventò contro l'uomo di paglia. Il cane, cieco di rabbia, si lancia a balzi contro il simulacro, e lo strazia latrando disperatamente.

Ma quando il cumulo delle acque, furiando imperversato, quasi che fosse ansioso di ricuperare l'antico dominio (però che la terra emerse dal profondo del mare al comando di Dio),¹ si precipita a flagellare i confini del mondo, dove trova l'insuperabile argine, e il solo degno di sommettere la sua spaventosa potenza, la parola del Creatore, che lo respinge indietro: ma quando rotolandosi per l'ampiezza del suo spazio travolge il naviglio che incontra nel corso fatale, onde il nocchiero disperato di ogni umano soccorso guarda il cielo, ed il cielo gli si mostra minaccioso, questi non ha più scampo, il flutto che vede agglomerarsi da lungi deve eseguire la sentenza di morte che la natura ha pronunziato contro di lui; allora tra i pensieri della vita futura s'insinua tristamente la rimembranza della sua famigliuola che gli strazia le viscere: e i figli? e la moglie? dorme ella? su lo stridore dei venti, tra il muggito del mare parle sentire il suo nome sospirato nel delirio di una orribile agonia, balza atterrita, corre al lido, e non iscorge che flutti sommossi e cielo ottenebrato: che Dio faccia pace all'anima del naufrago; ma doveva sfidare il terribile elemento col peso dei figliuoli sul cuore? Quando tutto è sconvolto, quando tutto è paura, e terrore, felice quel sicuro che gode spaziare su l'ultimo lido della terra, e sorridere di quel sorriso col quale si accolgono i più cari amici, all'onda che dopo avere sommerso mille navigli viene a spezzarsi tra le scogliere della spiaggia! Felice chi nel fragore del tuono, e nell'urlo salvatico dei mostri marini può sentire una dolce armonia, una voce di amore, simile a quella che acquietò i dolori della sua fanciullezza! Ma più avventuroso colui, che nell'ora della procella commise il suo corpo ai flutti agitati! Lo pregavano gli spettatori, pei Santi e per la Vergine, a non osarlo; ma egli, sprezzando i consigli della paura, si compiacque vedersi sospeso su gli abissi, la descrizione dei quali fa abbrividire migliaia di gente: certo egli sembrava un atomo vagante per la luce; conobbe il pericolo d'essere ad ogni momento disfatto, mirò la faccia della morte, impallidì; e in ricompensa fu la sua anima purificata di ben molte passioni del fango, di ben molte umane imbecillit

Ore perdute fra le nebbie d’oro Di quel che non ritorna aulente Maggio, Come di rondinelle agili un coro Sciolto a volo pel ciel fra raggio e raggio; Ore di sogno e d’ideale incanto, Io vi ricordo, io vi ricordo ancor; E mi strazia per voi sordo il rimpianto Di chi rimembra un soffocato amor.

Non pianger più, amante mio, chè il cuore mi si strazia! Disimparò la tua bocca l'ebriet

«Che mi parli di cortesia, sciagurato! quando altri mi tradisce beffando, mi strazia il cuore ridendo, e viene quasi a spettacolo per godere nella contemplazione dei miei dolori! l'arme, ti ripeto, l'arme

Oh signora, esclamò, quei baci, rinnovate quei baci! Se sapeste qual balsamo salutare essi stendono sull'anima mia! Voi non disprezzate adunque cui ha osato innalzare lo sguardo infino a voi, chi ha osato parlarvi d'amore, anzi il mio affetto ha forse trovato un eco nel vostro cuore! Oh ditemelo signora, toglietemi, ve ne supplico da un dubbio che mi strazia, che mi avvelena la vita.

Quando tu scendi al poveretto albergo in man recando del tuo cor la manna, ogni misero a te guarda e sorride come ad angelo suo. La madre cui la voce acuta strazia del bambinel, che invan le batte il seno, ti saluta: Da qual discesa a noi scala celeste, o buona? Cercano i fantolini, alto levando le mani picciolette, onde dal tergo ti si spicchino l'ale e donde al crine tanto splendor ti venga,

Stillava il suon sulla mia febbre, fresco sfaldandosi nel cuor come la neve. L’invincibile arsura che mi strazia s’abbeverò a gran sorsi alla tua fonte, o figlia mia, che porti sulla fronte, simile a stella, il segno della grazia. Ero in ombra, addossata a una parete. Tu non vedesti la marmorea faccia, il muto amor che ti tendea le braccia, l’amarissima bocca arsa di sete.