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E alzando gli occhi ai palazzi, alle torri, ai campanili, agli archi grandiosi, mi cominciava a parere strano che, in luogo d'ispirare quell'ammirazione subitanea e profonda, mista quasi ad un senso di terrore, che sogliono ispirare i monumenti giganteschi, costringessero invece, quando si voleva esprimere con parole l'effetto delle loro bellezze, a servirsi degli aggettivi stessi che s'usano per designare un bel fanciullo, un bel fiore, un bel ninnolo, come: Gentile, amabile, caro.... Guardando quelle torri, quei palazzi, sorprendevo spesso in me medesimo un desiderio bizzarro, come di fare scorrere la mano su quei contorni, di palpare quei rilievi; e con questo desiderio, una specie di sollecitudine gelosa per quelle moli enormi di pietra, come se temessi che la menoma forza le potesse offendere e sciupare; e con questa sollecitudine, un bisogno vivo e continuo di correrle e di ricorrerle con quello sguardo d'amante che avvolge, e striscia, e lambe, e si stanca sulle forme amate.

In questo punto Nicodemo mandò un grido di gioja. Ah ci sono, ci sono, proruppe il buon uomo saltellando come un fanciullo attorno a Gervaso. Ma se lo dico io, ho una memoria che fa concorrenza a quella d'un creditore! L'attenzione di tutti si fermò su Nicodemo.

Solo, tratto tratto riscosso da quelle, il fantolino mesceva ad esse i suoi vagiti; ella carezzandolo allora, baciandolo, porgendogli la mammella, il tranquillava; e, quasi avesse intendimento, gli diceva: Dormi, fanciullo mio, viscere mie, dormi. Questi mali almeno tu non li senti, tu.

Non ne sapeva nulla; ma si spaventò ad ogni modo, pensando che il suo improvviso mutar di colore fosse notato da quel terribile uomo che era così spesso un fanciullo.

Però che voi ed io possiamo avere virtù, ch'è lotta e fatica, laddove nel Popolo, fanciullo dell'Umanit

Il bosco, il monte, il poggio erano lo scenario di quei piccoli drammi; e le risa e i pianti del fanciullo e le risa e le rampogne della giovane eran noti agli annosi alberi amici, che stormivano al vento, che stendevano il loro fogliame al tepore del sole. I giorni di capriccio non eran pochi nella vita di Brunello.

Questi sonno quelli parvoli che contòe la mia Veritá, quando dixe a' discepoli, che contendevano insieme qual di loro fusse il maggiore, facendosi venire uno fanciullo, dicendo: «Lassate li parvoli venire a me, ché di questi cotali è il reame del cielo; e chi non si umiliará come questo fanciullo, cioè che egli abbi la condizione sua, non intrarrá nel reame del cielo». Però che chi s'aumiliará, carissima figliuola, sará exaltato, e chi exalta sará umiliato: anco questo medesimo dixe la mia Veritá.

Chiamati in Parigi i prelati e i baroni, il venti febbraio milledugentottantaquattro, il re lor significava le ultime negoziazioni; e metteva il partito della guerra. Presero tempo d'un giorno a deliberare, di tre a rispondere; e il ventuno assai per tempo adunavansi nel palagio reale; divisi in due sale i prelati da' baroni, e assente il re. Il legato che non era lontano si rimase a man giunte, fingea poi gran maraviglia della ispirazione per cui virtù le due camere, lontane e ignare de' procedimenti l'una dell'altra, deliberassero la guerra in un medesimo istante. La camera de' baroni mandò prima il messaggio a' prelati; il legato non tardò a far venire il re co' suoi cortigiani; e il medesimo giorno in pien parlamento, innanzi a gran moltitudine l'arcivescovo di Bourges e Simone de Nigel annunziavano a Filippo la deliberazione; Filippo ringraziava, e assentiva l'impresa: il giorno appresso, convocato di nuovo il parlamento, fe' intender la scelta fermata in persona di Carlo di Valois, suo secondo figliuolo . Giurò per costui il padre; il cardinale conferì al fanciullo l'investitura de' regni d'Aragona e Valenza e del contado di Barcellona con istrano rito di porgli in capo un cappello; onde, perchè la terra poi non ebbe, re del cappello il motteggiavano . Ratificò il papa a primo marzo; die' la bolla di concessione in buona forma il tre maggio . Lo stesso giorno trasferisce al cardinal di Santa Cecilia piena autorit

Dio mio, quanto è lontana! sclamava il fanciullo mentre saliva appresso alla madre la scoscesa collina.

Brunello era intontito; batteva i denti, tremava da capo a piedi, sgocciolava tutto. Una grossa donna, che conduceva l'osteria, spogliò il fanciullo e lo mise a letto, ma qualche ora più tardi una fortissima febbre lo colse. Delirava. Seduto accanto al letto, spiando nel volto congestionato di suo figlio il progredire del male, il conte stava assorto e dubbioso.