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Dai fatti che seguitarono, apparisce secondo i cronisti e lo storico prelodato, che fin d’allora fu stabilito l’esilio dei Bianchi. Infatti il Valois tornò a Firenze, e sapendo che ivi era la fonte dell’oro, saziò a quella le bramose sue voglie. Fece altre rapine; diè sentenze di morte; pubblicò i beni, e arse le case ad alcuni, che falsamente e con empio artificio furono accusati di aver cospirato per ucciderlo. Imprecato da tutti, deliberò di partirsi; ma prima «nuovi tormenti e nuovi tormentatiPer mezzo del suo vil potest

Noi lasciammo quello cent'anni addietro in mano a quel Federigo che l'aveva difeso cosí bene contro al proprio fratello d'Aragona, agli Angioini di Napoli, a Francia, al papa, a Carlo di Valois e ai guelfi neri; e l'aveva avuto per sua vita colla pace del 1303.

Frattanto, secondo le avute ingiunzioni scavalcarono al palagio de’ Frescobaldi a capo del ponte S. Trinita oltr’Arno; perchè costoro in Firenze eran caporali di parte Nera, tanto che avevan ospitato li stessi baroni del Valois. Conferirono brevemente col principale di essi; che, confortatili di grandi speranze, li volle accompagnare fino alla casa di messer Baschiera de’ Rossi.

Giannone, Istoria civile del regno di Napoli, lib. XI, cap. 1. Bart. de Neocastro, cap. 98. Opere della corte di Roma contro Pietro d'Aragona. Concessione di quel reame a Carlo di Valois. Protestazioni e pratiche di Pietro. Contese di lui con le Corti di Aragona. Lega di que' baroni; grande esercito e armata che apparecchiansi in Francia. Invasione del Rossiglione, poi della Catalogna.

Mosse tuttavia re Roberto a difender Genova quando ella fu assalita da Matteo Visconti e da' ghibellini, lombardi e fuorusciti di lei . Veniva un nuovo principe francese, Filippo di Valois, a capo de' guelfi lombardi, ma Matteo Visconti lo sforzò a partire ; veniva Cardona, un venturiero aragonese, e il Visconti vinceva lui , e tutti i guelfi, e tutti i nemici di sua casa, che lasciò definitamente fondata quando morí . Fu detto il «gran Matteo»; ma siffatti epiteti son sempre relativi al secolo in che si dánno; e in questo non furono veri grandi se non i padri di nostra lingua, od anzi solo Dante; in politica e guerra di terra, non ne fu uno certamente; tutt'al piú alcuni ammiragli che vedremo.

Nel secolo XVI l’aristocrazia sotto i Valois si abbandonò a tutti gli stravizii. I racconti di Brantôme su questa spaventevole depravazione sono l

L’esempio fatale della corruzione di corte aveva pervertito il senso morale della nazione e la Lega finì di distruggere quello che vi restava di pudore nelle classi borghesi e plebee; che gli eccessi veri o falsi di Enrico di Valois, avevano spinto alla rivolta contro la regalit