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E 'l duca mio distese le sue spanne, prese la terra, e con piene le pugna la gitto` dentro a le bramose canne. Qual e` quel cane ch'abbaiando agogna, e si racqueta poi che 'l pasto morde, che' solo a divorarlo intende e pugna, cotai si fecer quelle facce lorde de lo demonio Cerbero, che 'ntrona l'anime si`, ch'esser vorrebber sorde.

E ’l duca mio distese le sue spanne, prese la terra, e con piene le pugna la gittò dentro a le bramose canne. Qual è quel cane ch’abbaiando agogna, e si racqueta poi che ’l pasto morde, ché solo a divorarlo intende e pugna, cotai si fecer quelle facce lorde de lo demonio Cerbero, che ’ntrona l’anime , ch’esser vorrebber sorde.

Ne la sua pianta il verde eterno vive; vivono eterni i fior, vivono i frutti: muta vista per mutar stagione. Beato, eterno umor che liete e chiare fai le piante, le fronde, i frutti e i fiori; i' pur spengo di te mia lunga sete: e 'n te s'attuffan mie bramose labbra. O che veggio? O che intendo? Il cieco velo tolt'è da gli occhi miei: m'è fatto amico il sacro coro, amico il santo Apollo.

Si gittarono bramose le braccia al collo: ahimè, le catene impedirono di stringerselo liberamente. Tralascio i singhiozzi convulsi, le parole desolate, i sospiri lunghi di fuoco; tanto mi avanza a raccontare di queste miserie tuttavia, che a pur pensarvi l'anima affaticata trema.

2.ª Quelli che se stessi offendono personalmente, o realmente. Personalmente i suicidï, trasformati in sterpi, poichè de' tre animati: vegetabile, razionale e sensitivo loro è rimasto soltanto il primo. Le Arpie raffigurano le tristi ricordanze. Realmente, gli scialacquatori, sparnazzatori delle loro sostanze. Ignudi, perchè si spogliavano delle loro sostanze: perseguitati da nere e bramose cagne, a indicare la oscurit

E 'l duca mio distese le sue spanne, prese la terra, e con piene le pugna la gitto` dentro a le bramose canne. Qual e` quel cane ch'abbaiando agogna, e si racqueta poi che 'l pasto morde, che' solo a divorarlo intende e pugna, cotai si fecer quelle facce lorde de lo demonio Cerbero, che 'ntrona l'anime si`, ch'esser vorrebber sorde.

Quelle labbra amorose, dolci e care, or dolcemente chiuse, or dolce aperte, spirar per gli occhi e per l'orecchie mie a l'alma mia dolcissimo veleno? O misti insieme fior vermigli e bianchi: o sparso tra be' fior soave odore: o bramose mie labbra: o spirto ardente: o anima mia accesa: e qual desire tutto m'infiamma? E qual'è quel conforto che mi promette il bel, che s'ode e vede?

Senza capire il sommo poeta, aveva imparato dei canti specialmente quelli dei gironi e me li recitava a ogni quarto d'ora, trascinandomi sulla riviera del sangue bollente quando avevo voglia di conciliarmi col genere umano e facendomi lacerare dalle cagne bramose, proprio nell'ora in cui sentivo il bisogno di una voce pia che mi consolasse e mi aiutasse a credere che le anime affannate dei cerchi del sepolcro dei vivi potevano cullarsi ancora nella speranza di un perdono!

E ’l duca mio distese le sue spanne, prese la terra, e con piene le pugna la gittò dentro a le bramose canne. Qual è quel cane ch’abbaiando agogna, e si racqueta poi che ’l pasto morde, ché solo a divorarlo intende e pugna, cotai si fecer quelle facce lorde de lo demonio Cerbero, che ’ntrona l’anime , ch’esser vorrebber sorde.

le gambe tue a le giostre dal Toppo!». E poi che forse li fallia la lena, di e d’un cespuglio fece un groppo. Di rietro a loro era la selva piena di nere cagne, bramose e correnti come veltri ch’uscisser di catena. In quel che s’appiattò miser li denti, e quel dilaceraro a brano a brano; poi sen portar quelle membra dolenti.