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Io mi tacea, ma ’l mio disir dipinto m’era nel viso, e ’l dimandar con ello, più caldo assai che per parlar distinto. Beatrice qual Danïello, Nabuccodonosor levando d’ira, che l’avea fatto ingiustamente fello; e disse: «Io veggio ben come ti tira uno e altro disio, che tua cura stessa lega che fuor non spira.

27 E perch'abbian più facile successo gli ordini in cielo eternamente scritti, gli pon la somma Providenza appresso in mare e in terra capitani invitti. Veggio Hernando Cortese, il qualo ha messo nuove citt

Ti sovvenga che tu pure D'uman frale andasti cinto, Che tristezza allor t'ha vinto, Ch'eri stanco di patir. Lux justorum laetificat. No, pia, no, gentile, Per me non sei morta! Ti veggio, simìle Ad angiolo sorta, Su sposo e fratelli E amici vegliar. Dal ciel mi risuona Tua dolce parola. Che spiriti innalza, Che petti consola: Così gi

Credo sognar, cerco fuggir, me stesso Fuggir che ognun, segno d'obbrobrio, addita; Ma batter sento in suon quadruplo e spesso Sul percorso terren l'ugna abborrita. Sorge il sole, e dinanzi, a fianco, appresso, L'ombra fatal veggio al mio corpo unita; Rizzar mi vo', ma star dritto non vaglio; Vo' domandar soccorso, e metto un raglio.

Dello stesso Io non miro giammai cosa nessuna, o in terra, o in ciel, ov'io non veggia quella, ch'amor in sorte e mia benigna stella, da le fasce mi diero e da la cuna. Ogni nube m'assembra e sole e luna la mia donna gentil più d'altra bella; monte o valle non veggio, o poggio, ov'ella per lo mio ben non sia, ch'è nel mondo una.

da l'altro cinghio e dismontiam lo muro; che', com'i' odo quinci e non intendo, cosi` giu` veggio e neente affiguro>>. <<Altra risposta>>, disse, <<non ti rendo se non lo far; che' la dimanda onesta si de' seguir con l'opera tacendo>>.

Parla talvolta, sta malinconico, mai ride, mangiando si smentica di mangiare, dove prima mangiava per doi suoi pari, la notte poco dorme, sta volentieri solo, e standovi sospira, s'affligge e si crucia tutto. DON FLAMINIO. Io ho osservato in lui tutto il contrario. PANIMBOLO. Perché si guarda da voi solo; mai lo veggio ridere o star allegro se non quando è con voi.

Ma quando venne il Conte Giordano Lancia si diè delle mani nel volto piangendo, e gridando: Oimè! signor mio, che è quel ch'io veggio! signor buono, signor savio, chi ti ha così crudelmente tolto di vita! Rispose lo Re: le fairois-je volontiers, si lui ne fùt excommunié.

che quella di colui che li e` davante; e noi movemmo i piedi inver' la terra, sicuri appresso le parole sante. Dentro li 'ntrammo sanz'alcuna guerra; e io, ch'avea di riguardar disio la condizion che tal fortezza serra, com'io fui dentro, l'occhio intorno invio; e veggio ad ogne man grande campagna piena di duolo e di tormento rio.

non ti maravigliar; che' cio` procede da perfetto veder, che, come apprende, cosi` nel bene appreso move il piede. Io veggio ben si` come gia` resplende ne l'intelletto tuo l'etterna luce, che, vista, sola e sempre amore accende; e s'altra cosa vostro amor seduce, non e` se non di quella alcun vestigio, mal conosciuto, che quivi traluce.