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Pur, tra il buio, il periglio e la minaccia, Vittorïoso e bello egli passava: Fra le turpi bestemmie e l’ignominia, Innocente, passava. Quando, a tramonto, una pesante calma Il lanificio torbido invadea, E una stanchezza senza nome i petti De le donne opprimea,

Turbami, che da se lunge non spinga De l'acerbo mio fin tanti sospetti; Ch'ella per suo cordoglio il mal si finga, E che mia morte, e mia miseria aspetti; Duolmi che 'n van tanto dolor la stringa; Ma debbo dar de' miei nemici a i petti Le spalle in guerra? e s'a pugnar mi chiede Giusta cagion, volgere in fuga il piede? Fia, che l'Asia di me tanta viltate, O pur l'Europa, cui minaccio, intenda?

Fu un lungo silenzio tra i due, rotto soltanto dall'ansia dei loro petti frementi. Nessuno dei due abbassò gli occhi davanti agli occhi dell'altro. Si guatavano fisi, e le occhiate si scontravano, torve come folgori in un cielo tempestoso. Pure, l'uno l'altro avrebbe voluto trovarsi col

Sire! non avete mai cacciato uno sguardo, uno di quegli sguardi d'aquila che rivelano un mondo, su questa Italia, bella del sorriso della natura, incoronata da venti secoli di memorie sublimi, patria del genio, potente per mezzi infiniti, ai quali non manca che unione, ricinta di tali difese che un forte volere e pochi petti animosi basterebbero a proteggerla dall'insulto straniero?

De' Cavalier su gli onorati petti Veggonsi sfavillar candide Croci, E vibrare armi in minacciosi aspetti Sotto l'insegne i Rodïan feroci. Folco nei luoghi a la difesa eletti Raggira, provvedendo, i piè veloci: Comanda, prega, ed ecco andare in alto L'orribil suon de l'aspettato assalto.

Barbarossa! Barbarossa! Egli ode questo grido uscire da mille e mille rauchi petti. Comprende che è venuto il grande momento; che si decide allora la sorte di Milano, dell'Italia tutta, i destini della Chiesa. Se Barbarossa vince Milano apparter

Il vecchio sangue ligure, sebbene assottigliato di molto traverso i secoli del feudalismo, tornava a ribollire nelle loro vene; e le braccia poderose e i petti irsuti, erano pronti a dare e a ricevere la morte con animo grande.

Lungi lo sguardo severo del freddo Sofo dalle care innocenze della natura, lungi gli agghiacciati petti chiusi alla dolce volutt

Ma essa conteneva intrepidi petti, ai quali il profondare sarebbe sembrata una festa al paragone del retrocedere. Non lo vedete? l

Son macri volti e petti strazïati, Teste coperte di polve e di spine, Sfolgoranti d’amor luci divine, Corpi da interne piaghe divorati. Ed io domando: Ma chi siete voi, Che accennando sfilate a me davanti, E m’arridete, taciti e raggianti, Nella gloria del sol?...