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25 Del sangue d'Austria e d'Aragon io veggio nascer sul Reno alla sinistra riva un principe, al valor del qual pareggio nessun valor, di cui si parli o scriva. Astrea veggio per lui riposta in seggio, anzi di morta ritornata viva; e le virtù che cacciò il mondo, quando lei cacciò ancora, uscir per lui di bando.

CLEMENZIA. In buona , che Flamminio debbe essere tornato a stare in Modena, ch'io veggio l'uscio suo aperto. Oh! Se Lelia lo sapesse, gli parrebbe mill'anni di tornare a casa di suo padre. Ma chi è questo fraschetta che tante volte m'attraversa la strada, questa mattina? Ché pur mi ti metti fra' piei? ché non mi ti levi dinanzi? ché pur ti vai attorniando? che vuoi da me?

Don Guottibuossi pur la zucca prostra due o tre volte e sta mortificato, e poiché fino al finocchio ha consunto, gli parve allor di ragionare il punto. E disse: In coscienza questa dama può dir s'io feci a lei parola alcuna; ma veggio alfin che odiato è chi piú ama, e converrá ch'io cerchi altra fortuna.

Ma s'apre la porta e veggio il parasito che viene per ritrovarmi: perdonatemi. LECCARDO. Entrate, signora, in questa camera qui vicino. CHIARETTA. T'obedisco. LECCARDO. Serratevi dentro e aspettatemi un pochetto. Capitano, sète voi? MARTEBELLONIO. Pezzo d'asino, non mi conosci?

AMASIO. O Dio, che ostinato uomo è costui! e quando stimo che cominci a riconoscersi a poco a poco, io lo veggio indurito piú che mai. PEDOFILO. Io son stato cheto insino adesso per veder dove avea a parar la favola. Ella si ha chiarito del tutto: io dubito che non siate stato ingannato da alcuno.

De gentilezza, a quel ch'io veggio e sento Proprio me assembri un'altra Danibea De excellentia, e dotrina al dolce accento Minerva sei de la scientia dea Di belt

Perche' men paia il mal futuro e 'l fatto, veggio in Alagna intrar lo fiordaliso, e nel vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un'altra volta esser deriso; veggio rinovellar l'aceto e 'l fiele, e tra vivi ladroni esser anciso. Veggio il novo Pilato si` crudele, che cio` nol sazia, ma sanza decreto portar nel Tempio le cupide vele.

ARMELLINA. E pur io vi dico che, veggendo Guglielmo, veggio voi e non il vignarolo. VIGNAROLO. Oh sia maladetto quando mi trasformai! Io sono Guglielmo di fuori ma di dentro sono il vignarolo, ché un certo astrologo mi ha trasformato. ARMELLINA. Voi volete far la burla. VIGNAROLO. Mi è innodata tanto la lingua che non posso parlare.

Tu se' pure, oggi, strano! Non t'empierebbe.... PILASTRINO. E ! Dici da vero? Tu vuoi tener me a cena con un'oncia di carne e con guazzetti? Tu mi vuoi far ridere, oggi. Or veggio ben che Amore qualche volta ti trae del seminato. E poi sei vecchio. Dammi a me i danari, ché comprerò da cena onestamente. E non esser scarso. GIRIFALCO. Ecco i danari. Piglia quel che bisogna.

Mira quel cerchio che piu` li e` congiunto; e sappi che 'l suo muovere e` si` tosto per l'affocato amore ond'elli e` punto>>. E io a lei: <<Se 'l mondo fosse posto con l'ordine ch'io veggio in quelle rote, sazio m'avrebbe cio` che m'e` proposto; ma nel mondo sensibile si puote veder le volte tanto piu` divine, quant'elle son dal centro piu` remote.