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Cosi` diss'io a quella luce stessa che pria m'avea parlato; e come volle Beatrice, fu la mia voglia confessa. Ne' per ambage, in che la gente folle gia` s'inviscava pria che fosse anciso l'Agnel di Dio che le peccata tolle,

Veggiolo un’altra volta esser deriso; veggio rinovellar l’aceto e ’l fiele, e tra vivi ladroni esser anciso. Veggio il novo Pilato crudele, che ciò nol sazia, ma sanza decreto portar nel Tempio le cupide vele. O Segnor mio, quando sarò io lieto a veder la vendetta che, nascosa, fa dolce l’ira tua nel tuo secreto?

Veggiolo un’altra volta esser deriso; veggio rinovellar l’aceto e ’l fiele, e tra vivi ladroni esser anciso. Veggio il novo Pilato crudele, che ciò nol sazia, ma sanza decreto portar nel Tempio le cupide vele. O Segnor mio, quando sarò io lieto a veder la vendetta che, nascosa, fa dolce l’ira tua nel tuo secreto?

Perche' men paia il mal futuro e 'l fatto, veggio in Alagna intrar lo fiordaliso, e nel vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un'altra volta esser deriso; veggio rinovellar l'aceto e 'l fiele, e tra vivi ladroni esser anciso. Veggio il novo Pilato si` crudele, che cio` nol sazia, ma sanza decreto portar nel Tempio le cupide vele.

Quinci Aletto crudel sul duce anciso L'indomito furor non ben consola; E di Danastro a fingendo il viso Verso Alete e Giassarte ella sen vola. Grida il mostro infernal: certo è l'avviso: Non ascoltate invan la mia parola; Mentre quì state ad assalir le mura, Mal nostra gente è col

Cosi` diss'io a quella luce stessa che pria m'avea parlato; e come volle Beatrice, fu la mia voglia confessa. Ne' per ambage, in che la gente folle gia` s'inviscava pria che fosse anciso l'Agnel di Dio che le peccata tolle,

Perche' men paia il mal futuro e 'l fatto, veggio in Alagna intrar lo fiordaliso, e nel vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un'altra volta esser deriso; veggio rinovellar l'aceto e 'l fiele, e tra vivi ladroni esser anciso. Veggio il novo Pilato si` crudele, che cio` nol sazia, ma sanza decreto portar nel Tempio le cupide vele.

Da indi innanzi non sentii giammai Ne gli occhi sonno e ne la bocca riso; Ben portai sempre, e tu medesma il sai, Scura la fronte e scolorito il viso; Ed in foco, ed in giel piansi e cercai Conforto al cor da' tuoi begli occhi anciso; Sparsi lamenti ognor, querele crebbi A te chiedendo aita, e mai non l'ebbi.

Ei mi risponde: è tuo figliuolo anciso; Ottoman trïonfante entro le mura. Alla fiera novella io presi avviso Di serbar la mia vita almen sicura, E sovra legno piccioletto ignoto Ho cercato del mar seno remoto.

Più non disse egli; e l'uno e l'altro corno Piega de l'arco, e fa volarne il dardo, Che fende l'aria, e sibilando intorno Al gran nemico se ne vien non tardo; Fora di bei tesor lo scudo adorno, Ma de l'arcier non ubbidisce al guardo, Che ne l'odiata gola il tenne fiso, Vedere amando l'avversario anciso.