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Fiordaliso corse con quella baldanza che è propria de’ giovani e che a lui era accresciuta dieci cotanti dalla amorevolezza del suo signore. Ma egli era appena sulle scale, che vide giungere ansante, trafelato, mastro Benedicite; laonde, aspettatolo sul pianerottolo, rientrò con esso lui nella sala, con una curiosit

Angelo, ed io l'ho meritato, sapete? Ogni giorno della mia triste vita è stato un assiduo pensiero per voi, un ricordo continuo, doloroso e caro, delle mie speranze perdute. Oh Fiordalisa, come t'ho amata, e come t'amo tuttavia! Sorriso della mia giovinezza, ti ho dunque ritrovato? E non sei più mia! L'ira dei tristi ci ha separati. Ma è forse vero? L'amore che mi legava a te, dal giorno che ti ho veduta per la prima volta e ti ho votato il mio cuore, non dura eterno qui dentro? Fiordaliso, anima dell'anima mia, senti, è il destino che ci ha divisi, è il destino che ci ricongiunge. Non è desso che m'ha chiamato a Pistola? E contro il desiderio dell'infame Tuccio di Credi? Oh, quell'uomo, quell'uomo! Come dovr

Il primo a rompere quel silenzio, e direi quasi quell’incantesimo, fu il biondo Fiordaliso, pieno il cuore della sua giovanile baldanza.

Ma il suo stupore divenne terrore, allorquando Fiordaliso, stretto dalle sue dimande, soggiogato dalla sua ansiet

In quella che era per finire, un suono fievole gli venne udito dalle camere vicine. Aperse l’uscio, entrò con passo deliberato, e come fu giunto fino alla camera di Fiordaliso, sorrise, vedendo il biondo paggio che dormiva supino sul suo letticciuolo e sognava.

Qui? a cinquanta palmi da terra? Che importa? La mia testa è più alta di mille miglia. Non sono io al settimo cielo? Poi vedete, maestro, qui siamo nel Duomo vecchio. Laggiù continuò Spinello, accennando in basso, attraverso le commessure del ponte, laggiù, presso la quarta colonna di destra, ho veduto per la prima volta madonna Fiordaliso. Non sapevo chi fosse; ma ne rimasi colpito. Andai quel giorno a nascondermi l

E se il castello non risuonava più degli accordi del liuto e delle gaie canzoni del biondo Fiordaliso, echeggiava per contro delle nasali salmodie del cirsterciense e del suo protettore, arcades ambo, e così bene pasciuti, che l’uno pareva sant’Antonio, e l’altro.... quel suo collega che sapete.

Fiordaliso tremava a verghe; quella voce stridula e quel piglio beffardo non gli erano ignoti. Ancora non sapeva raccapezzarsi, ma un arcano terrore gli serpeggiava per tutte le vene.

Il morir subito, dopo ciò che ella seppe, le sarebbe stato ventura. Che cuore fu il suo, come rimase di sasso, allorquando Fiordaliso si scusò a lei del non essere salito al ritrovo, il lettore potr

Non è scomparsa la neve che ci son le violette; le violette cedono il posto al fiordaliso e al papavero; questi all'uva, l'uva alle castagne, le castagne alle nebbie e al freddo. E alle partite a scacchi.... aggiunse l'amico con intenzione. Anche confermò l'altro, arrossendo un poco. Si ricorda ancora la piccola Flora di me? Piccola.... Tu vedrai che donnone s'è fatta.