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m’andava io per l’aere amaro e sozzo, ascoltando il mio duca che diceva pur: «Guarda che da me tu non sia mozzo». Io sentia voci, e ciascuna pareva pregar per pace e per misericordia l’Agnel di Dio che le peccata leva. Pur ‘Agnus Dei’ eran le loro essordia; una parola in tutte era e un modo, che parea tra esse ogne concordia. «Quei sono spirti, maestro, ch’i’ odo?», diss’ io.

Di sante preci il frate soccorrea La derelitta alla tremenda andata; E levata la mano la sciogliea Benedicendo, dalle sue peccata. GROSSI, Ildegarda Il Papa si era riposto nel seno la sentenza come un pugnale, e, a modo di sicario, luogo e tempo studia per adoperarla.

Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia: essamina le colpe ne l’intrata; giudica e manda secondo ch’avvinghia. Dico che quando l’anima mal nata li vien dinanzi, tutta si confessa; e quel conoscitor de le peccata vede qual loco d’inferno è da essa; cignesi con la coda tante volte quantunque gradi vuol che giù sia messa.

Io mi rivolsi 'n dietro allora tutto a' miei poeti, e vidi che con riso udito avean l'ultimo costrutto; poi a la bella donna torna' il viso. Purgatorio: Canto XXIX Cantando come donna innamorata, continuo` col fin di sue parole: 'Beati quorum tecta sunt peccata!. E come ninfe che si givan sole per le salvatiche ombre, disiando qual di veder, qual di fuggir lo sole,

Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia: essamina le colpe ne l’intrata; giudica e manda secondo ch’avvinghia. Dico che quando l’anima mal nata li vien dinanzi, tutta si confessa; e quel conoscitor de le peccata vede qual loco d’inferno è da essa; cignesi con la coda tante volte quantunque gradi vuol che giù sia messa.

ne' mai qua giu` dove si monta e cala naturalmente, fu si` ratto moto ch'agguagliar si potesse a la mia ala. S'io torni mai, lettore, a quel divoto triunfo per lo quale io piango spesso le mie peccata e 'l petto mi percuoto, tu non avresti in tanto tratto e messo nel foco il dito, in quant'io vidi 'l segno che segue il Tauro e fui dentro da esso.

Io mi rivolsi 'n dietro allora tutto a' miei poeti, e vidi che con riso udito avean l'ultimo costrutto; poi a la bella donna torna' il viso. Purgatorio: Canto XXIX Cantando come donna innamorata, continuo` col fin di sue parole: 'Beati quorum tecta sunt peccata!. E come ninfe che si givan sole per le salvatiche ombre, disiando qual di veder, qual di fuggir lo sole,

Cosi` diss'io a quella luce stessa che pria m'avea parlato; e come volle Beatrice, fu la mia voglia confessa. Ne' per ambage, in che la gente folle gia` s'inviscava pria che fosse anciso l'Agnel di Dio che le peccata tolle,

mai qua giù dove si monta e cala naturalmente, fu ratto moto ch’agguagliar si potesse a la mia ala. S’io torni mai, lettore, a quel divoto trïunfo per lo quale io piango spesso le mie peccata e ’l petto mi percuoto, tu non avresti in tanto tratto e messo nel foco il dito, in quant’ io vidi ’l segno che segue il Tauro e fui dentro da esso.

mai qua giù dove si monta e cala naturalmente, fu ratto moto ch’agguagliar si potesse a la mia ala. S’io torni mai, lettore, a quel divoto trïunfo per lo quale io piango spesso le mie peccata e ’l petto mi percuoto, tu non avresti in tanto tratto e messo nel foco il dito, in quant’ io vidi ’l segno che segue il Tauro e fui dentro da esso.