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Cerchio sazio di perle il crin le cinge; E ricca in pompa di dorati manti Con la candida mano un scettro stringe, Che folgora d'elettri, e di diamanti; Quinci il fiero Ottoman frena, e sospinge Solo col variar de' bei sembianti, E sol che vibri de' begli occhi un giro, Sforza di quel superbo ogni desiro.

Ma Trasideo dal sostenuto affanno Alza alquanto per via gli occhi dolenti. Ravvisa i buon scudier, che 'n braccio l'hanno, E dicea lor con interrotti accenti: Or come è, che da l'armi io vo lontano? Più nulla in guerra ha da sperar mia mano? Dimmi: son forse giunti i supremi? E trascorre Ottoman dentro le mura? ; Codro rispondea: soverchio temi; Pugnano i cavalieri; Rodi è sicura.

Ah che sul petto d'ogni onor ben degno, E sul crin d'oro e su la regia testa Sfoga l'empio Ottoman forse il disdegno, E da l'iniqua turba or si calpesta! Alma ben nata, s'oggi a te non vegno, Vedi come qua giù nulla m'arresta, Se non se quella, che per te s'aspetta, Contra il nemico rio, giusta vendetta.

Se puon durar fin che dal mar sen rieda Il Cavalier, ch'a noi dal Ciel fu scorta, Fian dati i Turchi de la morte in preda, E non meno Ottoman con lor fia morto. Or, perchè l'opra che bramiam succeda, A noi stessi per noi diasi conforti, Andiam col

Non è quegli Ottoman, ch'a strazio mena? Che porta, ovunque giunge, aspra ventura? Che vincitor la nobilt

Atto stimate d'ascoltarsi indegno Questa vendetta, che di far prometto, E forse incontra me d'aspro disdegno E di repentino odio empiete il petto: Ma quando il torto, che fier sostegno Da l'iniquo Ottoman, per me fia detto, Forse in voi cesser

Ululi l'Asia, ella diceva, e i canti Oblii dolente, e tutta a brun si vesta, Ed ogni sposa co' più rei sembianti Omai de l'aureo crin rada la testa; Qual fra miserie, e fra dolor cotanti Ora puossi aspettar salvo funesta? E qual con Ottoman, che corre a morte Non ci s'appresta miserabil sorte?

Lunga stagione in questi studj spese; Poscia a' popoli infermi egli sovvenne; Glorïoso si fe'; d'ogni paese Il suo bel nome a la notizia venne. E l'istesso Ottoman, come l'intese, A se chiamollo, ed in gran pregio il tenne, E quale avesse in lui dimostrò fede; Che de la vita sua cura gli diede.

Ha quì tratte Ottoman squadre infinite, Chiuse le vie del mar, cinte le mura, E tra ceppi, tra fiamme, e tra ferite Minaccia fa d'ogni crudel ventura. E pur con l'alme, e con le fronti ardite Tengono infino ad or Rodi secura, Incontra morte coraggiosi e franchi, E per vegghiare, e travagliar non stanchi. Ma senza aita a che cotanto ardire?

Sorta da l'Ocëan l'alba lucente Ne chiama a l'armi: io tue seguaci schiere Spingerò contra l'assediata gente, Se così ferma il tuo real volere. Gli risponde Ottoman: nel presente Mostri quanto ha valor, quanto ha potere Per la vittoria il mio gran campo: io poi Rodi vinta in preda ai furor suoi.