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Egli fece un moto di dispetto. Come gli appariva meschina quella donna, che non sapeva altro che annoiarlo, vegliarlo come un aguzzino, senza sperar neppure di giungere a farsi amare! Non voglio che tu mi accompagni. Vado alla Banca Romana e alla Camera. Ti aspetterò in carrozza.

Diamo un'occhiata in giro, e vediamo un'insegna. Il titolo "Albergo della Posta" prometterebbe la prima locanda del paese; ma le piccole finestre e la povera apparenza dello stabile, non ci lasciano sperar bene. Scovo più in l

Quelle, ch'eran cortine alle finestre, son or camicie a' miei figli infelici. Coltrici, drappi e fino alle canestre son ite al ghetto, pegno a quegli amici; altro non ho che miserie ed affanni e lo sperar che Dio mi tronchi gli anni.

115 De la puttana sua balia i conforti, i prieghi de l'amante e la presenza, il veder che guadagno se l'apporti, del misero dottor la lunga assenza, lo sperar ch'alcun mai non lo rapporti, fero ai casti pensier tal violenza, ch'ella accettò il bel cane, e per mercede in braccio e in preda al suo amator si diede.

D'ogn'altro amore, o scelerato o santo, il desiato fin sperar potrei; saprei partir la rosa da le spine: solo il mio desiderio è senza fine! 35 Se pur volevi, Amor, darmi tormento che t'increscesse il mio felice stato, d'alcun martìr dovevi star contento, che fosse ancor negli altri amanti usato.

E non fatto! replicò l'Almirante. E dove non avete ottenuto voi, chi altri può sperar di ottenere? Del resto, Bovadilla, soggiunse egli, chiamandola per la prima volta con quel nome, che a lei suonò dolce come una carezza, alla vigilia di appressarmi a Dio, non voglio più accoglier pensieri di grandezze umane. Le ho sepolte nel mio testamento, per coloro che saranno dopo di me. Io aspetto giustizia da chi mi può usare misericordia. Non più dignit

«La sua venuta mi è di buon augurio, io volevo andare a trovar lui, egli è venuto a trovar me; questo è destino, e mi pare ci sia da sperar bene.» «E a me pare in vece ci sia da temer tutto.» «Vadano all'inferno i vigliacchidisse il Visconti saettando l'altro colla feroce sua pupilla. «Va! va nell'altra stanza a dormire che sarai stracco; ho bisogno di star solo, va

Tra' ferri intanto, e ne l'incendio fiero De i cor sdegnosi, e tra i superbi accenti In quella parte, ove più Folco altiero Co' suoi contrasta a le nemiche genti, Ragionava Georgo al crudo Alcmero: Io veggio i Turchi in guerreggiare ardenti Per modo tal, che la vittoria in breve Per l'eccelso Ottoman sperar si deve.

Mira, ch'a pianger teco oggi non vegno Per leggiera cagion con tante pene; Piango la vita tua, piango il tuo regno, Piango ogni mio conforto, ogni mio bene: Onde, se non da te, scampo, e sostegno? Onde refugio alcun sperar conviene? Ove ho da riparar? quale speranza In tanti mali a la mia vita avanza?

Dopo tanta miseria, al fine, un giorno verrá pur lieto e, dopo tante morti, una che mi trarrá di questi affanni. Questo s'acquista. ARTEMONA. E va'; riserba altrove tanta disperazion: ché, se sapessi il lor cervello come è dentro fatto, com'io so giá per mille, non potresti se non sperar. Ti giuro, sopra questa anima peccatrice, ch'io la tengo piú sicura che s'io l'avessi in casa.