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Aggiornato: 29 maggio 2025


Ma, rieda il verno o il maggio, Mesta e soletta io son; Muto è del cielo il raggio, Triste è de l'arpa il suon; Qual vana ala di zeffiro Passo nel mio vïaggio, E, rieda il verno o il maggio, Mesta e soletta io son. O immagini lucenti Di più felici , Sogni de l'arte ardenti, Il vostro april sfiorì; Invan chiedo le olimpiche Forme a le nuove genti, O immagini lucenti Di più felici .

Solo, ognor solo, parta il giorno o rieda, Alla brina gelata, al sol cocente, Solitario carcame a’ vermi in preda! Pur gli rimase il raggio della mente.... Ma udite qual ne fece uso sennato; Maledisse all’Eterno, e irriverente Gli domandò: «perchè m’hai tu creato

Rieda pur ella, che Neron sul seggio locò del mondo; ella a cacciarnel venga. Di te mi duol, non di me no, ch'io presso d'Otton mio fido a ritornar son presta Amommi ei molto, e ancor non poco ei m'ama: potess'io pur quell'amator fermo riamare! Ma il cor Poppea non seppe divider mai; vuole ella il tuo core con l'abborrita sua rival diviso.

Partito lui, si va di mal in peggio; mentre vi spira l'ausura a gentile, Parca non sia, che file umana vita, e Morte a Pluto rieda, sol ombre ove posseda; rinverdasi da omai la terra; valete aratri, marre, falci e zappe! non più vepri saranno, cardi e lappe.

Se puon durar fin che dal mar sen rieda Il Cavalier, ch'a noi dal Ciel fu scorta, Fian dati i Turchi de la morte in preda, E non meno Ottoman con lor fia morto. Or, perchè l'opra che bramiam succeda, A noi stessi per noi diasi conforti, Andiam col

NER. Il cor, la mente acqueta; in bando ogni timor geloso caccia: ma il voler mio rispetta a un tempo. Esser non può, ch'ella per or non rieda. Giá mosso ha il piè ver Roma: il novello quí scorgeralla. Il vuol la tua non meno, che la mia securtá: che piú? s'io 'l voglio; io non uso a trovare ostacol mai a' miei disegni. Io non mi appago, o donna, d'amar, qual mostri, d'ogni tema ignudo.

A che rieda, il vedrai. Saggio fra' saggi, Seneca, tu giá mio ministro e scorta a ben piú dubbie, dure, ed incalzanti necessitá di regno; or, men lusingo, tu non vorrai da quel di pria diverso mostrarmiti. SENECA Consiglio a me, pur troppo! chieder tu suoli, allor che in core hai ferma giá la feral sentenza. Il tuo pensiero noto or non m'è; ma per Ottavia io tremo, udendo il parlar tuo.

Parola Del Giorno

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