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Aggiornato: 23 maggio 2025
ché veramente proveder bisogna per lui, o per altrui, sì ch’a sua barca carcata più d’incarco non si pogna. La sua natura, che di larga parca discese, avria mestier di tal milizia che non curasse di mettere in arca». «Però ch’i’ credo che l’alta letizia che ’l tuo parlar m’infonde, segnor mio, l
Il nome che qui fu pronunciato non cerchi di conoscerlo il lettore; la storia ha voluto tacerlo espressamente; forse lo avrebbe palesato quando, ottenuto che avesse quel personaggio d'avere Stato in Italia, si fosse meglio spiegato al cospetto della nazione: ma la forbice della parca, o, meglio, una palla di piombo, troncò, prima del tempo, il filo della sua misteriosa vita.
Pensò poi aggiungerne un altro che sarebbe stato prezioso: l'atto di nascita della bambina, appartenente a Enrica e a Roberto. Una sera, dopo che il vecchio prete ebbe finito la sua parca cena, gettò un'occhiata su Cristina, cosa che facea ben di vado.
Una sentinella passeggiava da capo a fondo, taciturna, facendo dei monotoni passi rimbombare sordamente il concamerato corridojo, poi si fermò accanto al carceriere, e impugnata con ambe le mani l'asta della lancia all'altezza della testa, se ne fece puntello alla persona, alquanto incurvata verso il Bergamasco, al quale drizzò così la parola: Compare, la tua cena è parca da senno.
Ma dove era io rimasto? Attendete... alla Parca. Ora dunque la Parca ci fila giorni di lana nera, mescolati con altri pochi di colore di oro; il senno umano sta nel separarli: piangiamo nei tristi, esultiamo nei lieti, altrimenti convertiremo la vita in uno eterno ufficio da morti.
«E questo greggie e l'orticel dispensa «Cibi non compri alla mia parca mensa. Portiamoci più in alto, e più al sicuro, pensava intanto il profugo Blandis, e fuggiamo sopratutto da qualsiasi avventura galante. Sarebbe per me un delitto.
E ognor t'inoltri con l'accesa torcia, Infaticabil cercatore ardito, E rischiarato dal fulgente genio Mostri un regno infinito. Era una notte chiara e tropicale. Nell'aria torrida Passava un soffio di languor letale, Afrodisiaco. Sul mar brillava un luccichìo di fosforo, Misterïoso; Parca forier di cósmiche battaglie L'alto riposo,
Ognor s'allontanavano. Ma dopo lunghi istanti, E stanca di guardare all'orizzonte avanti, Ella pur si voltò, e i loro sguardi alfine S'incontrarono. E allora le pupille divine Nell'innocenza sua fissò sul nuotatore E ingenua il contemplava e senz'alcun rossore. Essi correvan sempre; ma ecco che improvviso Una espressione strana le si dipinse in viso. Ignota lassitudine di lei s'impadroniva, Parca che le sue mani cercassero una riva... Il giovin se ne avvide, e le pupille fisse Sempre su lei: «Sei forse un poco stanca?», disse. «Io? Giammai». Ma frattanto facevansi più lenti Mentre così dicea tutti i suoi movimenti. In tutto lo splendore sul vastissimo piano Il sole i rai possenti vibrava più lontano, E quella immensit
che' veramente proveder bisogna per lui, o per altrui, si` ch'a sua barca carcata piu` d'incarco non si pogna. La sua natura, che di larga parca discese, avria mestier di tal milizia che non curasse di mettere in arca>>. <<Pero` ch'i' credo che l'alta letizia che 'l tuo parlar m'infonde, segnor mio, la` 've ogne ben si termina e s'inizia,
21 e son chiamati cortigian gentili, perché sanno imitar l'asino e 'l ciacco; de' lor signor, tratto che n'abbia i fili la giusta Parca, anzi Venere e Bacco, questi di ch'io ti dico, inerti e vili, nati solo ad empir di cibo il sacco, portano in bocca qualche giorno il nome; poi ne l'oblio lascian cader le some.
Parola Del Giorno
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