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Taci, non dirlo.... sappi che forse vivremo.... allora io te la farò conoscere.... chi sa che adesso non ci preghi la pace, non ci guardi dall'alto, non pianga sopra di noi, se gl'immortali piangono!... tu la conoscerai in Paradiso.... adesso non aggiungerne parola.... terrei per maledetto il cielo sotto il quale fosse raccontato quel mistero di perfidia, e quasi tengo per avvilito me stesso per averlo, ahi! troppo acerbamente, conosciuto

Versaglia non è più una reggia; è da quarant'anni un museo. «A toutes les gloires de la France» ci scrisse su quel povero Luigi Filippo, che le rispettò tutte, le ospitò tutte, anche richiamandole dall'esilio, ma ebbe, a quanto pare, il torto gravissimo di non aggiungerne abbastanza di sue. La guerra d'Africa non doveva servire ad altro che a formare i generali per un'altra dinastia.

Pensò poi aggiungerne un altro che sarebbe stato prezioso: l'atto di nascita della bambina, appartenente a Enrica e a Roberto. Una sera, dopo che il vecchio prete ebbe finito la sua parca cena, gettò un'occhiata su Cristina, cosa che facea ben di vado.

E scrivendo questa linea m'è impossibile non aggiungerne alcune di sorpresa e lamento.

«Vi fu chi scrisse osservò l'avvocato Arzellini un libro intitolato: Della Ciarlataneria degli Eruditi. Dopo ciò che i periti fiscali dissero sulla potenza ragionativa e intellettiva dell'inquisito, si potrebbe a quel libro aggiungerne un altro, intitolandolo: Della Ciarlataneria della Medicina Legale!

Con questi cominciamenti, pensate voi che allegra mazurka! Aloise era sdegnato con medesimo per quelle sue sconsiderate parole, e non ardiva aggiungerne altre. Alla marchesa Maddalena poi, quella scoperta era cosiffattamente feconda di molesti pensieri, ch'ella non aveva tempo a dir nulla.

Pertanto, la circoncisione, specie di suggello impresso sulla stessa nostra carne, era ed è destinata a distinguere il popolo d’Israele da ogni altra nazione e a ricordargli continuamente il patto conchiuso tra lui e Dio. Ma a questo motivo principale bisogna aggiungerne altri di minor importanza, quali sarebbero la preservazione di alcune malattie spesso mortali nei paesi caldi.

La fiera di beneficenza ci porta via tre ore buone. Oramai non ne possiamo più. Siamo in moto dalle nove del mattino; sentiamo il bisogno di sedere, e non per pochi minuti. Inoltre, lo spuntino del mezzodì non ha fatto altro che aguzzar l'appetito. Gli "artisti" lasciano il teatro delle loro glorie alla vigilanza del segretario comunale, e vanno a desinare all'osteria, piuttosto male, ma non senza buon condimento d'allegrezza. Poi, tant'è, vogliono dare un'ultima occhiata alla fiera, contendersi gli ultimi doni, sentire le ultime suonate della banda di Dusiana. Tutto è venduto, portato via alla fortuna del polizzino; restano i banchi vuoti e la cassa piena. Si son fatte seicento novanta lire; paion poche, e si arrotonda la cifra, quotandoci in parecchi per aggiungerne dieci. S'intende che sono settecento lire nette, da consegnare alla direzione dell'Asilo. Le spese le abbiamo fatte noi villeggianti, così per la banda di Dusiana, come per l'arredamento dello stabile e per l'ordinamento della fiera. Dei doni per la lotteria, i due terzi sono stati regalati dalla contessa Quarneri. Sia detto a sua lode; non diventer