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E ognor t'inoltri con l'accesa torcia, Infaticabil cercatore ardito, E rischiarato dal fulgente genio Mostri un regno infinito. Era una notte chiara e tropicale. Nell'aria torrida Passava un soffio di languor letale, Afrodisiaco. Sul mar brillava un luccichìo di fosforo, Misterïoso; Parca forier di cósmiche battaglie L'alto riposo,

Ma è minacciosa la profonda e mesta Calma che rassomiglia ad una morte... Ed ecco, lungi, un soffio di tempesta Ed un fragor di ferree infrante porte! Sordo rumor e lampi ardenti e tuoni, Tenebra fitta e luce che ne abbaglia... E in mezzo alle fulgenti visioni La letale magia della battaglia! Di gente affaccendata è pieno il porto.

Un giorno degli ultimi d'agosto del 60 l'atmosfera insalubre di Roma s'era impregnata di letale umore da farti cercare un ricovero e fuggire da quella pestilenza. Gli affaccendati correvan per le strade scappellati, fiatando davanti a loro come in cerca d'aria più pura, e correvan sollecitando i proprii affari per presto giungere in casa e ripararsi dall'afa micidiale.

L'uomo in questa regione trova pericoli altrove ignoti, e quando la neve comincia a cadere, può talvolta venir soffermato a mezzo del cammino dall'influenza letale della bisa e della tormenta, che dalle gole soffiando ad avvolgerlo nel suo gelo, gli fa d'improvviso piegare i ginocchi e cader seduto, e lentamente lo uccide, nel seno stesso del più profondo sopore, senza che vi sia apparenza di patimento.

Era l'antica cena di Ferrara, L'amor letale ed il velen dell'orgia... E riconobbi, uscita dalla bara Alla moderna et

Era egli fieramente rituffato nell'atmosfera letale che lo soffocava, una ferrea mano tenealo fermo in luogo, e le sue instanze aggravavano la mala disposizione altrui. Duopo è, mi si dice, il saper resistere alle persecuzioni e non piegarsi sotto di esse.

Mi cinser la testa pietose D'un olio di rose soave: Mi tolser la nebbia che ingombra Lo spirto com'ombra letale, E Figlio mi dissero Ave! Noi siamo le eterne sorelle Noi siamo le belle immortali, Che sciolto il mister della Sfinge, Di morte non spinge la mano. Ci accoglie la selva divina, Che verde sconfina nascosa Ai cupidi sguardi dei vivi Di rose e d'ulivi fiorente: Riposa, riposa, riposa.

Duecento serpentelli di bronzo stillano dalle fauci una pioggia fosforescente; lagrime di fuoco, che cadendo nella sottoposta piscina, formano l'onda letale destinata a dissolvere il suicida .

Tutti gli aromi d'un gineceo d'Oriente e tutte le esalazioni d'un sotterraneo d'alchimia si condensavano in quell'aura letargica e letale. La fiamma del cero si circondava di quando in quando con quell'alone di nebbia che si vede intorno la luna durante le insalubri notti autunnali.