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Sol si ritorni per la folle strada: pruovi, se sa; ché tu qui rimarrai, che li ha’ iscorta buia contrada». Pensa, lettor, se io mi sconfortai nel suon de le parole maladette, ché non credetti ritornarci mai. «O caro duca mio, che più di sette volte m’hai sicurt

........ non so ben, se ’ntero è conosciuto L’alto disio che messo m’hai nel petto, la mia intera fede, Da costei, che possiede la mia mente, che io non torrei Pace fuor che da essa, vorrei. Perch’io ti prego, dolce signor mio. Che gliel dimostri, e facciale sentire Alquanto del tuo foco In servigio di me; ché vedi ch’io Gi

Tu m’hai con disiderio il cor disposto al venir con le parole tue, ch’i’ son tornato nel primo proposto. Or va, ch’un sol volere è d’ambedue: tu duca, tu segnore e tu maestro». Così li dissi; e poi che mosso fue, intrai per lo cammino alto e silvestro. Inferno · Canto III ‘Per me si va ne la citt

Solo, ognor solo, parta il giorno o rieda, Alla brina gelata, al sol cocente, Solitario carcame a’ vermi in preda! Pur gli rimase il raggio della mente.... Ma udite qual ne fece uso sennato; Maledisse all’Eterno, e irriverente Gli domandò: «perchè m’hai tu creato

poi disse: «Più mi duol che tu m’hai colto ne la miseria dove tu mi vedi, che quando fui de l’altra vita tolto. Io non posso negar quel che tu chiedi; in giù son messo tanto perch’ io fui ladro a la sagrestia d’i belli arredi, e falsamente gi

Sol si ritorni per la folle strada: pruovi, se sa; ché tu qui rimarrai, che li ha’ iscorta buia contrada». Pensa, lettor, se io mi sconfortai nel suon de le parole maladette, ché non credetti ritornarci mai. «O caro duca mio, che più di sette volte m’hai sicurt

Tu m’hai di servo tratto a libertate per tutte quelle vie, per tutt’ i modi che di ciò fare avei la potestate. La tua magnificenza in me custodi, che l’anima mia, che fatt’ hai sana, piacente a te dal corpo si disnodi». Così orai; e quella, lontana come parea, sorrise e riguardommi; poi si tornò a l’etterna fontana.

La bionda mesta sognando sta. Clea Di nuovo qui giunge.... e torna su me. Quest’ape mi punge, mi punge.... Perchè? Fleno D’un’ape ella parla e l’ape non c’è. Ma, intanto, sognarla!... Sognarla!... Perchè? Si sveglia.... Si sveglia.... Clea Sei tu! Fleno .... Clea Che fai? Fleno Chi dorme... e chi veglia.... Clea M’hai punta?... Fleno No!... Mai! Non c’era l’ape; nemmen c’ero io.

Sia. Troppo grandi occhi tu m’hai fatti, e hai trascurato di mettere nel mio sangue la smemoraggine. Gi

«Tua» hai detto?... Non è vero... Non m’hai voluta... (Parla in una specie di dormiveglia angoscioso, stentatamente, come se avesse la lingua paralizzata. Le sue parole sono interrotte da lievi singhiozzi spasmodici.) E io me ne parto come avevo promesso.... Egli, quando sar