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Tu m’hai con disiderio il cor disposto al venir con le parole tue, ch’i’ son tornato nel primo proposto. Or va, ch’un sol volere è d’ambedue: tu duca, tu segnore e tu maestro». Così li dissi; e poi che mosso fue, intrai per lo cammino alto e silvestro. Inferno · Canto III ‘Per me si va ne la citt

Io non so s’i’ mi fui qui troppo folle, ch’i’ pur rispuosi lui a questo metro: «Deh, or mi : quanto tesoro volle Nostro Segnore in prima da san Pietro ch’ei ponesse le chiavi in sua balìa? Certo non chiese se non

Tu m’hai con disiderio il cor disposto al venir con le parole tue, ch’i’ son tornato nel primo proposto. Or va, ch’un sol volere è d’ambedue: tu duca, tu segnore e tu maestro». Così li dissi; e poi che mosso fue, intrai per lo cammino alto e silvestro. Inferno · Canto III ‘Per me si va ne la citt

«Dimmi, maestro mio, dimmi, segnore», comincia’ io per voler esser certo di quella fede che vince ogne errore: «uscicci mai alcuno, o per suo merto o per altrui, che poi fosse beato?». E quei che ’ntese il mio parlar coverto, rispuose: «Io era nuovo in questo stato, quando ci vidi venire un possente, con segno di vittoria coronato.

<<Flegias, Flegias, tu gridi a voto>>, disse lo mio segnore <<a questa volta: piu` non ci avrai che sol passando il loto>>. Qual e` colui che grande inganno ascolta che li sia fatto, e poi se ne rammarca, fecesi Flegias ne l'ira accolta. Lo duca mio discese ne la barca, e poi mi fece intrare appresso lui; e sol quand'io fui dentro parve carca.

Veramente a cosi` alto sospetto non ti fermar, se quella nol ti dice che lume fia tra 'l vero e lo 'ntelletto. Non so se 'ntendi: io dico di Beatrice; tu la vedrai di sopra, in su la vetta di questo monte, ridere e felice>>. E io: <<Segnore, andiamo a maggior fretta, che' gia` non m'affatico come dianzi, e vedi omai che 'l poggio l'ombra getta>>.

Io non so s’i’ mi fui qui troppo folle, ch’i’ pur rispuosi lui a questo metro: «Deh, or mi : quanto tesoro volle Nostro Segnore in prima da san Pietro ch’ei ponesse le chiavi in sua balìa? Certo non chiese se non

<<Dimmi, maestro mio, dimmi, segnore>>, comincia' io per voler esser certo di quella fede che vince ogne errore: <<uscicci mai alcuno, o per suo merto o per altrui, che poi fosse beato?>>. E quei che 'ntese il mio parlar coverto, rispuose: <<Io era nuovo in questo stato, quando ci vidi venire un possente, con segno di vittoria coronato.

Io non so s'i' mi fui qui troppo folle, ch'i' pur rispuosi lui a questo metro: <<Deh, or mi di`: quanto tesoro volle Nostro Segnore in prima da san Pietro ch'ei ponesse le chiavi in sua balia? Certo non chiese se non "Viemmi retro". Ne' Pier ne' li altri tolsero a Matia oro od argento, quando fu sortito al loco che perde' l'anima ria.

E io: <<Tanto m'e` bel, quanto a te piace: tu se' segnore, e sai ch'i' non mi parto dal tuo volere, e sai quel che si tace>>. Allor venimmo in su l'argine quarto: volgemmo e discendemmo a mano stanca la` giu` nel fondo foracchiato e arto. Lo buon maestro ancor de la sua anca non mi dipuose, si` mi giunse al rotto di quel che si piangeva con la zanca.