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Signora, interruppe il visconte con voce rotta dai brividi, la notte incalza, il bosco è freddo, il letto punge, le lenzuola non sanno di bucato; convien dunque avvisare subito ai mezzi per trarci entrambi di imbarazzo. Montate sul mio cavallo e partite! In meno di un quarto d'ora sarete alle porte di Borgoflores.

Ed ecco, a poco a poco il vento sale, Punge, penètra, sibila, travolge, Fiero scotendo l’ale. Ed è voce di pianto alta e suprema, Ed è lungo e gemente urlo d’angoscia, E la foresta trema. Son palpiti di fronde e son sussulti. Parole d’ira sibilate a volo, Aneliti, singulti.... Squallida e nuda, ad un ricordo avvinta, Via per la selva turbinando gira L’anima d’un’estinta;

A prima giunta in su l'erbose sponde del rivo l'elmo a un ramuscel consegna; poi cerca, ove nel bosco è miglior frasca, la iumenta legar, perché si pasca. 58 Il cavallier di Spagna, che venuto era per l'orme, alla fontana giunge. Non l'ha tosto Angelica veduto, che gli dispare, e la cavalla punge. L'elmo, che sopra l'erba era caduto, ritor non può, che troppo resta lunge.

Io non posso ritrar di tutti a pieno, però che mi caccia il lungo tema, che molte volte al fatto il dir vien meno. La sesta compagnia in due si scema: per altra via mi mena il savio duca, fuor de la queta, ne l’aura che trema. E vegno in parte ove non è che luca. Inferno · Canto V Così discesi del cerchio primaio giù nel secondo, che men loco cinghia e tanto più dolor, che punge a guaio.

GULONE. La mia lingua mai offese alcuno. PARDO. Hai la lingua doppia come quella delle serpi, che punge e avvelena; però sparisci via, assassin, furfante. GULONE. Avete potestá dirmi quel che volete, perché vi son schiavo. Morrei piú tosto che restar di non mangiar teco, e ci mangiarò oggi a vostro dispetto. PARDO. T'ho detto che sei un furfante. GULONE. Ed io vi dico che sète uomo da bene.

Quel che piu` basso tra costor s'atterra, guardando in suso, e` Guiglielmo marchese, per cui e Alessandria e la sua guerra fa pianger Monferrato e Canavese>>. Purgatorio: Canto VIII Era gia` l'ora che volge il disio ai navicanti e 'ntenerisce il core lo di` c'han detto ai dolci amici addio; e che lo novo peregrin d'amore punge, se ode squilla di lontano che paia il giorno pianger che si more;

Di tanti indugi suoi punge più strano Timor Sultana, e lo sperar le vieta: Non è, dicea, ch'ella non torni, in vano; Non si cela ad altrui ventura lieta; Quinci nel biondo crin la bianca mano Sospinge, e l'alma in nulla parte acqueta; Al fin alto gridò: perchè non riede, Io pur vedrollo; indi moveva il piede.

Sol fra le turbe e fra l'orror di Marte Con fulgida bipenne entra in battaglia, Che parte punge orribilmente, parte Con sottil filo orribilmente taglia; Sparso il ferro è di fregi e tale è l'arte Che d'altre arme il lavor non gli s'agguaglia; Era il manico avorio, e 'n varj modi Ben stelleggiato di dorati chiodi.

Chi ti pungeva davver non so. .... Pungeva forse qualche desio che viene in sogno... ma in veglia no. Clea Non indagare nel sogno mio.... Chi mi pungeva davver non so. Pungeva forse qualche desio che viene in sogno... ma in veglia no. A rivederci.... Buon vecchio, addio! Le Disilluse raggiunger vo’.... Fleno A rivederci... Pensa al desio.... che punge in sogno, ma in veglia no. Clea Fleno

L'aura che soffia verso tramontana, la vela in guisa in su la prora carca, ch'a mezzo giorno Astolfo non lontana vede Inghilterra, ove nel lito varca. Salta a cavallo, e in tal modo lo punge, ch'a Londra quella sera ancora giunge.