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Questa notizia mi fece molto dispiacere, perchè la strada attraverso ai monti fino a Veroli è lunga e noi uomini civilizzati ci sentiamo raramente disposti ad un assoluto digiuno alla mattina. Francesco mi consolò con un pezzo di pane, che aveva portato con , e le più saporite more mi furono offerte, con ospitale gentilezza, da un cespuglio nelle vicinanze del monastero.

Si c'è un omo de talento, Quanno ch'è vivo, invece de tenello Su l'artare, lo porteno ar macello, Dopo more, e je fanno er monumento. Ma quanno è vivo nu' lo fate piagne', E nun je fate inacidije er core, E lassate li sassi a le montagne. Tanto la cosa è chiara e manifesta: Che er monumento serve pe' chi more? Ma er monumento serve pe' chi resta.

Il celebre Maimonide nel summentovato Morè nebohhim, dopo d’avere dimostrato insussistente la teoria di quanti vollero sostenere, che gli anni d’allora fossero di una durata assai più breve degli attuali; stima che la longevit

Poi s'appiccar, come di calda cera fossero stati, e mischiar lor colore, ne' l'un ne' l'altro gia` parea quel ch'era: come procede innanzi da l'ardore, per lo papiro suso, un color bruno che non e` nero ancora e 'l bianco more. Li altri due 'l riguardavano, e ciascuno gridava: <<Ome`, Agnel, come ti muti! Vedi che gia` non se' ne' due ne' uno>>.

L'amorosa Quanno che parla te commove er core, E c'è er tiranno che ar terz'atto more, Perché la prima donna nu' lo sposa. C'è un assarto: uno solo contro sei, C'è l'amoroso che diventa matto, E c'è 'na guerra tra cristiani e ebrei. Ma c'è la chiusa poi dell'urtim'atto, Quanno che lui s'ammazza e ammazza lei, Che, te dico, m'ha proprio soddisfatto.

Quattro Musici in exortar Madonna Chyreresis ad amar: chi per lei more: cantano questa barzalletta. Mu: Dapoi notte: vien la luce. Chi è in fortuna, porto, spera: Perché dal matino, a sera: Varie cose il tempo, adduce. Dapoi notte: vien la luce.

La nostra colazione è stata frugale; dei cespugli di spine, coperte di nere more, ci han fornito il dessert. A poca distanza da noi era uno stagno d'acqua verdastra, circondato da erbe e da giunchi che pareva immerso nei sogni.

Così per li gran savi si confessa che la fenice more e poi rinasce, quando al cinquecentesimo anno appressa; erba biado in sua vita non pasce, ma sol d’incenso lagrime e d’amomo, e nardo e mirra son l’ultime fasce. E qual è quel che cade, e non sa como, per forza di demon ch’a terra il tira, o d’altra oppilazion che lega l’omo,

Or le bagna la pioggia e move il vento di fuor dal regno, quasi lungo ’l Verde, dov’ e’ le trasmutò a lume spento. Per lor maladizion non si perde, che non possa tornar, l’etterno amore, mentre che la speranza ha fior del verde. Vero è che quale in contumacia more di Santa Chiesa, ancor ch’al fin si penta, star li convien da questa ripa in fore,

Adesso, dopo avere oltrepassato il ponte di Posillipo, quel largo poggiuolo che da una parte si affaccia alla collina folta di vigneti, e dall'altra sopra, una valle che discende al mare, mollemente, lasciato il lastricato del ponte che suonava sotto i loro passi, nella notte, erano entrati in un sentiero oscuro, fra una siepe alta di more spinose, e una muraglia alta, tappezzata di edera, che serra le due ville ultime sul mare di Posillipo, la villa Postiglione e la villa Sans souci.