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Vorrei morire.... ma non si rinasce a rimediare ai mali di questa vita. Oh io Le ho fatto del male! L'ho turbata! Tante volte nel parossismo del mio dolore ho sognato che il suo fidanzato si ingelosisse di me, e venisse da me, e mi sfidasse, e mi uccidesse. Comprenderebbe egli il mio amore? e non sa che se l'avrebbe fatta felice, io avrei amato anche lui? Non sa che potevo essergli fratello?

Per gli altri popoli, l'Italia è ancora una terra di morti, un'immensa Pompei biancheggiante di sepolcri. L'Italia invece rinasce, e al suo risorgimento politico segue il risorgimento intellettuale. Nel paese degli analfabeti vanno moltiplicandosi le scuole: nel paese del dolce far niente ruggono ormai officine innumerevoli: nel paese dell'estetica tradizionale spiccano oggi il volo ispirazioni sfolgoranti di novit

Sbatacchiamento arruffio, di panni, braccia, coperte, mani che lavorano sul fuoco che guizza, si scatena, si rizza, agonizza, divampa, sparisce, torna, scoppia, lingueggia su tutti i punti. Soffocato non muore; rosso, viola, blu rinasce. Accidenti! non gettate terra sul motore! Iratissimo il capitano, perde la calma.

Dopo tutto, vuoi che ti dica una cosa? Stamane vi è il sole, ed il vento leggiero porta con lontani sentori di gioventù e di primavera: qualche grande cosa rinasce. Ieri sera ho vegliato sino a tardi col grande Voltaire e stamane ho paragonato l'azzurro di un abito a quello del cielo ed il cielo ha guadagnato; a quest'ora Ernesto Rénan scrive nel suo gabinetto ed il curato di campagna dice la messa nella piccola chiesa; materialisti ed idealisti portano tutti lo stesso paletôt e percorrono le stesse vie. Gli è che al di sopra di tutto e comprendendo tutto, facendo un poderoso amalgama, composto di scetticismo, ironia, ateismo, sorrisi, lagrime, innamoramenti, poesia bassa e prosa sublime, vi è la vita, la grande, l'immensa verit

È stato la mia perdizione. Vorrei essere fuori per inaffiarmene il ventre. Mi piace il Ghemme. Con tre o quattro bicchieri di questo vino sfido un esercito. Fuori di queste giornate, non c'è che l'avvenimento reale che possa portarci del benessere. Va a nozze un principe, o nasce una principessa, o accade al re qualche cosa che viene celebrato come una gioia nazionale? Il prigioniero rinasce.

Così per li gran savi si confessa che la fenice more e poi rinasce, quando al cinquecentesimo anno appressa; erba biado in sua vita non pasce, ma sol d’incenso lagrime e d’amomo, e nardo e mirra son l’ultime fasce. E qual è quel che cade, e non sa como, per forza di demon ch’a terra il tira, o d’altra oppilazion che lega l’omo,

Così per li gran savi si confessa che la fenice more e poi rinasce, quando al cinquecentesimo anno appressa; erba biado in sua vita non pasce, ma sol d’incenso lagrime e d’amomo, e nardo e mirra son l’ultime fasce. E qual è quel che cade, e non sa como, per forza di demon ch’a terra il tira, o d’altra oppilazion che lega l’omo,

Ho detto il sonno. E che cosa è il sonno? Siamo noi ben certi che la vita del sonno non sia una vita a parte, un'esistenza distaccata dall'esistenza della veglia? Che cosa avviene di noi in quello stato? chi lo sa dire? gli avvenimenti a cui assistiamo o prendiamo parte nel sogno non sarebbero essi reali? Ciò che noi chiamiamo con questo nome non potrebbe essere che una memoria confusa di quegli avvenimenti?... Pensiero spaventoso e terribile! Noi forse, in un ordine diverso di cose, partecipiamo a fatti, ad affetti, ad idee di cui non possiamo conservare la coscienza nella veglia; viviamo in altro mondo e tra altri esseri che ogni giorno abbandoniamo, che rivediamo ogni giorno. Ogni sera si muore di una vita, ogni notte si rinasce d'un'altra. Ma ciò che avviene di queste esistenze parziali, avviene forse anche di quell'esistenza intera e più definita che le comprende. Gli uomini hanno sempre rivolto lo sguardo all'avvenire, mai al passato; al fine, mai al principio; all'effetto, mai alla causa; e non di meno quella porzione della vita a cui il tempo può nulla togliere o aggiungere, quella su cui la nostra mente avrebbe maggiori diritti a posarsi, e dalla cui investigazione potrebbe attingere le più grandi compiacenze, e gli ammaestramenti più utili, è quella che è trascorsa in un passato più o meno remoto. Perocchè noi abbiamo vissuto, noi viviamo, vivremo. Vi sono delle lacune tra queste esistenze, ma saranno riempiute. Verr

Que' soi begli occhi ch'abbellâr il bello, quanto su ne risplende e giuso nasce, raccolsi a la mia vista, e fui da quello non men depinto che quando rinasce Proserpina in obietto del fratello e de' soi rai, benché luntan, si pasce. il lume pur, ma un amoroso ardore sentiva entrarmi dolcemente al core. «Etenim Deus noster ignis consumens est». PAUL.

NER. Vanne, poich'è pur forza; e le intentate accuse caldamente prosiegui. Andiam, Poppea; vendetta avrem di quest'iniqua. Intanto il di verrá, che compier mie vendette, piú mestier non mi fia l'altrui soccorso. Ecco, giá il popol tace: ogni tumulto cessò; rinasce il silenzio di morte, col salir delle tenebre. Quí deggio aspettar la mia sorte; il signor mio cosí l'impone.