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La regione montana è quella nella quale il disboscamento raggiunge le più estese proporzioni: nel dipartimento delle Alpi Marittime nel 1890 si contarono ancora 90.418 ettari, in quello delle Basse Alpi 115.000 coperti da boschi, cioè rispettivamente quasi un quarto e neppure un sesto della superficie totale. Ritenendo che nelle zone litorale e subalpina un terzo del suolo è ancora imboschito, non rimangono nel primo dipartimento che circa 40.000 ettari imboschiti nella zona montana, cioè un quinto del totale: nelle Basse Alpi poi, le lande e le terre incolte occupano un buon terzo di tutto il paese; infatti, questo dipartimento, la cui popolazione diminuisce rapidamente, minacciava di diventare uno spaventoso deserto di roccia, dimostrando su grande scala le funeste conseguenze del disboscamento: isterilimento delle terre, disseccamento delle sorgenti, incredibile variabilit

«Io l'ho trafitto, e pure mio padre mi avea comandato di amarlo: io l'ho trafitto, e pure il grido del mio cuore, più forte di quello di mio padre, mi costringeva ad amarlo! I nostri genitori quando nascemmo c'imposero i loro nomi medesimi, perchè la morte dubitasse di avere dominio sopra l'amicizia delle nostre famiglie; amavano che i secoli maravigliati riputassero i Folcando e i Gostanzo eterni tra i mortali per volere di Dio, onde stessero esempio perenne di questo nobile affetto. Bevemmo nella medesima tazza, riposammo nel medesimo letto, furono i nostri studii, e i nostri sollazzi comuni, e crescemmo stupore degli uomini, e benedetti dal Signore. Quando i nostri padri morirono, le ultime loro parole furono preghiere e consigli, per conservare lo scambievole affetto, ed aggiungevano essere questa la porzione più preziosa del retaggio che ci lasciavano. I nostri campi non ebbero confine, i nostri armenti confusi; volentieri ci saremmo ridotti ad abitare un solo castello, ma per rispetto alle memorie paterne non volevamo fare l'altro deserto: convenimmo dimorare alternamente ora l'uno ora l'altro, e così facemmo. Scorsero anni felici, di cui la rimembranza nell'angoscia presente è tormento più feroce di quello che la vendetta possa desiderare al nemico. Allo improvviso Berardo diventa pensoso, spesso si smarrisce per la foresta, tardi ritorna al castello, per quanto siasi affaticato, può gustare cibo, o bevanda. Tu soffri, amico mio, un giorno gli dissi, ed egli mi rispose: Io amo; gli domandava: Qual donna? Era una santissima fanciulla, figlia di povero Cavaliere, che abitava forse due miglia distante dai nostri castelli. I cuori dei giovani s'erano accesi di scambievole amore, desideravano dirselo, più desideravano renderlo sacro con la religione, ma non osavano, tanto erano verginali quelle due anime innocenti! Io fui quegli che tentai la fanciulla; io, che la chiesi al padre; io, che apparecchiai la festa, e sollecitai il rito; per nulla ne divenni geloso, che ben conosceva lo affetto di moglie essere diverso da quello di amico, e il cuore di Berardo restarmi pur sempre intero. Vi narrerò la gioia dei vassalli, il tripudio degli sposi, l'allegrezza dei parenti, il fragore dei conviti? Io lascio queste cose come non importanti al mio assunto; lascio ancora i bei giorni che tennero dietro a cotesto caso, e narro quelli d'ira e di sangue. La bella sposa ebbe vaghezza di accompagnarci alla caccia, noi la menammo; e desiderosi di preda tanto ci avvolgemmo per la selva, che ormai diventava impossibile di poter giungere avanti vespro al castello. Uscimmo dalla foresta, e c'incamminammo verso una casa, che compariva da lontano in mezzo della pianura. Arrivammo. Un Cavaliere in modo cortese c'invita a entrare; io lo guardo in faccia, e sento turbarmi da non mai più sentito sgomento, che poi a prova ho conosciuto essere un miscuglio d'odio, di disprezzo e di fastidio: volgo il cavallo per fuggire colui che aveva suscitato nella mia anima la sensazione del rettile velenoso; mi rattiene Berardo, e mi forza a seguirlo: entro in quella casa tremando, presago di qualche gran danno; il Cavaliere mi sorride; quel sorriso mi strazia le viscere; abbasso lo sguardo per non vederlo; non parlo, ricuso il cibo, fingo súbito male, e affretto la partenza; per via di tratto in tratto giro la testa sospettoso, come se alcuno m'inseguisse, e prorompo in voci di minaccia: Berardo e Messinella stimano ch'io abbia perduto il senno. Passano alcuni giorni nei quali non vedendo, rammentando il fatale Cavaliere, la calma torna a serenarmi lo spirito. Certa sera, mentre cavalcava a diporto, sento sollevarmisi in mente irresistibile desiderio di tornare al castello; sprono a precipizio il destriero, arrivo, e vedo un cavallo legato nella corte; ascendo le scale, un Cavaliere favellava domesticamente con Messinella, la teneva stretta per mano; ella era pallida, e sembrava spaventata di trovarsi sola con quell'uomo; al rumore dei miei passi costui si volge, troni del cielo! io vedo l'ospite spaventoso. Egli si leva subitamente, mi viene incontro, mi saluta e mi porge la mano; la mia non si mosse, pareami averla incatenata sul fianco; le parole che favellai furono poche, ed amare: accortosi ch'egli era il mal gradito l

Stavano tutti immobili ad ascoltare quel cuore; allora Valeria capì che non aveva parlato. Il cuore rimbombava e rullava. Era spaventoso. Valeria girava gli occhi atterriti implorando soccorso. Allora la suora disse al chirurgo: Oh provi, provi! L'aiuti, povera creatura! E ancora l'acqua sgorgò e scrosciò, e qualche cosa fu spinto, scricchiolante e stridente, sul pavimento di marmo.

Sentite ora il mio segreto, uno spaventoso segreto che mi rode l'anima. L'ho taciuto sinora per l'orrore della mia mostruosit

Vedendo gli occhi aperti di Valeria egli le fece un cenno amichevole col capo e disse: Bene, bene. Un po' di pazienza. Valeria gli sorrise; ma sentendo che la sua bocca non si muoveva, gli ammiccò cogli occhi; e la faccia rossa le rispose con espressione amichevole. Qualcuno le teneva il polso; e per un po' tutto fu silenzio. Ah! ancora quel dolore, quello spaventoso, lancinante dolore.

85 Roppe il velo e squarciò, che gli copria lo spaventoso ed incantato lampo, al cui splendor cader si convenia con gli occhi ciechi, e non vi s'ha alcun scampo. Aquilante, ch'a par seco venìa, stracciò l'avanzo, e fe' lo scudo vampo. Lo splendor ferì gli occhi ai duo fratelli ed a Guidon, che correa dopo quelli.

I Capitani, ammutoliti e aggruppati in diversi atteggiamenti d'intorno al Castellano, contemplavano con occhio atterrito quel deforme cadavere. Gabriele, fattosi da un canto, ritraendo lo sguardo da quello spaventoso e ributtante spettacolo, gemeva come se avesse l'anima oppressa da un sogno fatale.

Emilia, che non aveva potuto uscire dalla camera durante lo spaventoso tumulto, entrò nel corridoio, e patrocinando con coraggio la causa dell'umanit

Il terrore precorre l'evento, si annunzia a Nebiolo la formidabile armata, si annunzia la sanguinosa bandiera, lo spaventoso motto, e sopra di essa orribile a vedersi il capo troncato del messo infelice.

Anche l'altra, che ne fai di quell'impiccio? «Gualfardo tornò indietro. Era un po' arrossito, ed il suo occhio ebbe qualche cosa di triste in risposta al mio sguardo attonito. «Egli aveva due valigie! « Ma io non ne ho che una, gli dissi. Quella non è mia... « È mia, disse Gualfardo. «Sentii vagamente che in quella parola c'era qualche cosa di spaventoso, e tuttavia non compresi ancora.