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La casa mia m'era cara per colei che ci abitava meco; ma, poiché con quella non lece piú, torrò da me stesso un perpetuo essiglio per non tornarci piú mai. Mi sarebbe la casa un vivo inferno, un perpetuo incendio ardente. O Idio, che insopportabil dolore è quel ch'io sento, o qual miseria è che pareggi la mia? o che gran meraviglia è ch'io viva!

Ernesta battè le mani allegramente: Quanti! Quanti! e' sono stornelli, li riconosco al volo; veda, come si muovono in giro per l'aria! a momenti si poseranno ancora. A Milano ce n'era una colonia che abitava i tetti del mio vicinato, e faceva la guerra alle civette; verso il tramonto era una festa seguire i loro circoli, il cielo pareva un mosaico.

Ne' due giorni fu veduto spesso vicino al palazzetto dove abitava la cantante. Era forse venuto a sorvegliarla? A poco a poco il forse sparì: il fatto fu affermato, ripetuto co' soliti ornamenti, si inventarono circostanze, particolari, perfino parole pronunziate dall'agente superiore della polizia.

Tuttavia la padrona, la signora Felicita, che abitava al secondo piano, scese col lume per prendere le chiavi e dare un altro saluto al suo inquilino. Buon viaggio, signor tenente... E se torna a Venezia si ricordi di questa casa... Grazie... Non dubiti.

Suonai replicatamente al portoncino. Nessuno venne ad aprirmi. Una donna che usciva dalla casa accanto si fermò a guardarmi esitante, poi mi disse: Sa? Non c'è nessuno. Abitava qui... una signora.... È partita, da un pezzo. L'appartamento è sfitto. Da un pezzo? domandai stupito. Eh! Da tre settimane, almeno.

Abita colassù, cioè, dico male, abitava nel gennaio 1857 il protagonista del mio racconto, uomo sui trentaquattro, laureato in leggi, scapolo, non brutto, antipatico, e con ventimila lire d'entrata.

E cosí, una mattina per tempo, me ne uscii in questo abito fuor del monistero che, per esser fuor della terra come gli è, mi die' molto animo e fu molto a proposito. E anda'mene al palazzo ove Flamminio abitava, che sai che non è molto discosto dal monistero; ed ivi mi fermai tanto che gli uscí fuora.

Mio zio che abitava un appartamento separato nella stessa casa, veniva qualche volta a prender parte alle nostre riunioni e ci raccontava alcune avventure de' suoi viaggi e di alcune scene della rivoluzione che ci riempivano di terrore e di meraviglia. Taceva però sempre di ; e richiesto della parte che vi aveva preso, distoglieva la narrazione da quel soggetto.

Una forza maggiore di lei la indusse, nel ritorno, ad avviarsi dalla parte ove abitava il giovine soprastante. Era forse desiderio d'incontrarlo? E che gli avrebbe detto? E s'egli, ormai alla disperazione, le avesse fatto ingiuria?

La terza, per il contrario, tutta sassosa, rigida, secca, sterile ed arenosa, Perissa fu appellata, ne la quale un eremita detto Fúlica, senza ch'altrui lo invidiasse, abitava.