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ERASTO. Tu non mi ci corrai piú con le tue paroline; e la spada scoprirá la veritá, e giá mi vien la stizza passartela per lo petto. CINTIA. Piú tosto per lo ventre, acciò non resti al mondo seme di tanta ingratitudine! Ma poiché la volete meco, la torrò con voi assai volentieri. Ponete mano alla spada. ERASTO: Ancor ardisci, puttaccio, di provocarmi?

MANGONE. Centocinquanta. FILIGENIO. È caro. MANGONE. Di questo che vi dico ora, non ne torrò un quattrino ché farei torto a me stesso in dimandarne meno, e voi a darmegli: cento scudi. FILIGENIO. Ed io non vo' far torto a te che ne dimandi il giusto, a me che lo conosco, al merito del schiavo. Eccoti cinquanta scudi: con l'arra che avesti prima, giongono al prezzo che m'hai chiesto.

Ma io glie li torrò stasera e renderottegli, se tu non me gli vuoi aver dati. GIGLIO. Y es verdade todo esto? Cata che non m'enganni. PASQUELLA. Giglio mio, se non è vero, ch'io non ti possa piú mai vedere. Credi ch'io non abbi cara la tua amicizia? Ma voi spagnuoli non credete in Cristo, non che in altro. GIGLIO. Hora, que non fazite quello que era concertado entra nos?

FILIGENIO. Vorrei un schiavo nero di diciassette in diciotto anni, di garbo e di fattezze signorili, per farne un presente ad un signor principale. MANGONE. Per ora non potrei servirvi, ché ho venduti quasi tutti i miei schiavi; ma spero accommodarvene fra poche ore, ché lo torrò da certi amici. FILIGENIO. Giá l'hai trovata. Dici che vuoi tòrlo da certi amici per venderlo piú caro.

La casa mia m'era cara per colei che ci abitava meco; ma, poiché con quella non lece piú, torrò da me stesso un perpetuo essiglio per non tornarci piú mai. Mi sarebbe la casa un vivo inferno, un perpetuo incendio ardente. O Idio, che insopportabil dolore è quel ch'io sento, o qual miseria è che pareggi la mia? o che gran meraviglia è ch'io viva!

E con questa animositá si visse infino alla morte. Certo, io mi vergogno dovere con alcuno difetto maculare la fama di cotanto uomo; ma il cominciato ordine delle cose in alcuna parte il richiede; percioché, se nelle cose meno che laudevoli in lui, mi tacerò, io torrò molta fede alle laudevoli giá mostrate.

Non ho pur tentato, soggiuns'ella poscia, di continuare il mio cammino per il villaggio, chè l'ora era troppo tarda e sapevo non me l'avreste permesso; ma domani io torrò congedo da voi, dolente di non potervi lasciare altro attestato della mia gratitudine che i miei ringraziamenti.

Va' in casa di Guglielmo ed entraci con riputazione; poi comincia a far prima i fatti tuoi, poi i fatti del padrone: che Armellina si sposi con il vignarolo e poi Artemisia col padrone. Ma se non lo volessero fare, che farai tu? Io ne torrò Armellina per forza e di Artemisia facci il padrone. Ah, traditora Armellina, or ti renderò le parole che mi dicesti questa mattina!

ALESSANDRO. Se non togliete i danari per arra, non vo' che mi favoriate nel negozio. FILIGENIO. Per non trattenermi vanamente in cerimonie, ché ho fretta di servirvi, li torrò, e or m'invio verso la sua casa. ALESSANDRO. Ed io per non dargli occasione che mi veggia con voi, mi partirò e verrò da qui ad un poco per saper quello che abbiate trattato.

Con questo mi torrò dinanzi lui, il capitano e tanti che me la cercano. Or che arai toccato con mano la veritá. ERASTO. Pedofilo caro, io non ho faccia con che possa mirarvi da comparir piú mai per questa strada: mi fuggirò da Napoli. Vi priego caldamente a perdonarmi, ché, essendo stato ingannato io, cercava ingannar voi: io era cosí perfidioso perché mi pensava che dicessi la veritá.