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Ecco il cielo che non avesti mai, per quanto tu l'abbia venduto in grosso e al minuto, mille volte, fra i tuoi campanili monotoni, ciarlatani da fiera, seduti accanto alle cupole, salvadanai! Avrai rialzo e ribasso a piacer tuo, vecchio agente di cambio della Borsa delle anime!

GERASTO. Fermati, che vo' darti una buona nuova. ESSANDRO. È qualche veste questa nuova che volete darmi? GERASTO. Dico, novella la piú lieta che avesti avuto giamai. ESSANDRO. Ditela, che mi sentiva prorir l'orecchia per ascoltarne alcuna. GERASTO. Son certo che te la raspará, perché ti sará grata. Ma vo' duo baci per mancia, che mi sento prorir le labra. ESSANDRO. Ditela, ché poi ve li darò.

28 febbraio. Povero mio cuore!... Sciocco! povera mia carne che nulla godesti, che avesti l'inferno nelle fibre e che sarai mangiata dai vermi! Povera giovinezza che sei passata, senza godimenti, senza volutt

Allora l'Imbonati stesso prende a parlare, e dice come un affetto imperioso lo muova a ritornar presso di lui, che, nel fine di sua vita, era stato oggetto dei suoi più vivi desiderii: E sai se, quando Il mio cor nelle membra ancor battea, Di te fu pieno, e quanta parte avesti Degli estremi suoi moti.

Non restò giá da me che nol dicessi, che cosí potea armare un paracuore. E sei fuggito? Che avesti paura? dei morti? TIMARO. A la , , cosí a la prima; ma non fuggiva. Poi vidi venire non so chi camminando per la strada: onde mi entrò paura; e m'appiattai e poi venni correndo in fin qua giú, che non mi son fermato.

La mia letizia mi ti tien celato che mi raggia dintorno e mi nasconde quasi animal di sua seta fasciato. Assai m’amasti, e avesti ben onde; che s’io fossi giù stato, io ti mostrava di mio amor più oltre che le fronde. Quella sinistra riva che si lava di Rodano poi ch’è misto con Sorga, per suo segnore a tempo m’aspettava,

Pel dondolìo de la lontana culla che ti cullò; pei baci di tua madre, se madre avesti che di sue leggiadre cantilene protesse il tuo riposo; per le poche dolcezze e per le molte lacrime, e le speranze che hai sepolte, come piccoli morti, in fondo al cuore; pel senso oscuro de la vita, uguale in tutti; per la sacra ansia immortale che sospinge le razze a l’avvenire; per la tua fede e per la fede mia,

O di casa, allegrezza allegrezza, mancia, buona nuova! LAMPRIDIO. Protodidascalo, tu stai di mala voglia. PROTODIDASCALO. Taedet me et misereor del caso dove sei per incidere. LAMPRIDIO. Se tu avesti pietá di me, me lo mostraresti in altro.

Dunque ver me col vivo raggio spira del desiato tuo almo favore, ch'io m'erga, e inalzi al ciel da questa spoglia. XVI. A. D. Luigi di Toledo Spirto gentil, che dal natìo terreno la chiarezza del sangue, e dal ciel chiara anima avesti, e a cui d'ogni più rara virtù colmar le sante Muse il seno;

Così diceva, e con l'eburnea mano Asciuga i lumi nubilosi e mesti; Cui rispose Ebrain: non credi in vano, Di creder ciò mille argomenti avesti; Pur dirne un grande io vuò: dianzi Ottomano Chiamommi in sul vestir gli acciar funesti, E disse: io muovo in su l'assalto estremo Contra AMEDEO, de la morte io temo.