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Bene è dunque macto colui che schifa tanto bene, ed elegge, innanzi, di gustare in questa vita l'arra de l'inferno, tenendo per la via di socto, dove va con molte fadighe e senza neuno refrigerio e senza veruno bene; però che per lo peccato loro sonno privati di me che so' sommo ed etterno Bene.

Ma, perché la volontá è morta, con lagrimoso e dolce desiderio comincia a gustare il fructo della lagrima della dolce pazienzia. O fructo di grande soavitá, quanto se' dolce a chi ti gusta, e piacevole a me, che stando ne l'amaritudine gusta la dolcezza!

E cosí gli hai veduti córrire in veritá, e factati gustare la perfeczione de l'anima con l'adornamento delle virtú, e gl'inganni che riceve prima che gionga a la sua perfeczione, se essa non essercita el tempo suo nel cognoscimento di e di me.

E quest'idea di non esser bella, di non piacere a Leonardo, di non poter salvarlo dalla rovina del corpo e dell'anima l'accorava fuor di misura e le impediva di gustare quel po' di bene che c'era in famiglia. Perchè in casa Rialdi pareva essersi aperto uno spiraglio alla fortuna.

E ripigliando Dio le sue parole dicea: Carissima figliuola, tu hai narrato dinanzi da me della misericordia mia, perché Io te la déi a gustare e a vedere nella parola ch'Io ti dissi, dicendo: «Costoro sonno coloro per li quali Io vi prego che mi preghiate». Ma sappi che, senza veruna comparazione, è piú la misericordia mia verso di voi che tu non vedi, però che 'l tuo vedere è imperfecto e finito, e la misericordia mia è perfecta e infinita.

Ogni menbro lavora el lavorio che gli è dato a lavorare, ogniuno perfectamente nel grado suo: l'occhio nel suo vedere, l'orecchia nel suo udire, l'odorato nel suo odorare, il gusto nel suo gustare, la mano nel toccare e adoperare, e' piei ne l'andare.

Adorabile!... Divina!... Recanati, attento! È la quarta delle dichiarazioni ch'ella mi fa in cinque minuti, e così non mi lascia nemmeno il tempo di poterle gustare. Marchesa cattiva! cattiva! Per amarla troppo terminerò coll'odiarla. Il caso non sarebbe nuovo, ma: fieri sensi nell'ardente petto Chi v'ispira, o signor? Sfido io! Non c'è caso ch'ella voglia prendere le mie parole sul serio! Oh!

Senza fermarsi a gustare quella metafora continuata del suo interlocutore, il Bello si mosse per andare alla camera letto. Girò la maniglia, aperse l'uscio, e vide la camera vuota. Uomo di poca fede! gli disse il Giuliani. Perchè avete voi dubitato! E dov'è? chiese il Bello.

«Acciò che del frutto universale novellamente dato al mondo per lo illustre filosofo Dante Allighieri fiorentino con più agevolezza si possa gustare per coloro in cui il lume naturale alquanto risplende senza scientifica apprensione, io, Jacopo, suo figliuolo ecc.».

Chiuso tra quella accozzaglia di gente che in parte gli era sconosciuta, punto dagli scherzi degli amici ch'egli giudicava di cattivo gusto, mortificato di non aver visto, non ostante le lettere e i telegrammi, un solo biglietto d'augurio dei suoi parenti, Folco Filippeschi avrebbe sentito quel giorno il peso della sua irrimediabile follia, se di fronte non avesse avuto Gioconda. Gli bastava di levar gli occhi, d'incontrar gli occhi di lei, che parevano tagliati nella pietra avventurina, bruni con pagliuzze e punti d'oro, per dimenticare ogni cosa intorno e gustare finalmente una gioia calda, una felicit