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Lieve il suo passo per le nude sale ove dai letti in fila i dolci infermi levavano gli inermi volti a implorarla, in ansia, dal guanciale: lieve la mano a sanar piaghe orrende, su l’arse fronti a chiamar sonno e oblio, a ricomporre, in pio atto, intorno ai dolenti arti le bende: forte il suo cuore nelle notti, quando paura, insonnia, spasimo, demenza, in ferreo cerchio, senza tregua gemean, la grigia alba invocando.

Ella stava dubbiosa e timida, come la volessi uccidere; e io con le piú dolci parole che sapeva, dicea: Dolce Fioretta mia, cara mia moglieretta, core, vita, occhi!... SANTINA. Mira il furfante con quanto sapor lo dice! GERASTO.... L'abbraccio e mi sento pungere il mustaccio, come fusse uomo.

Don Rocco aveva un viso così strano, così funebre che suo fratello proruppe: Ma che hai? Si può sapere? Che ho?... Che ho?... Ne abbiamo quindici oggi? Ebbene? fece il dottore. Dottore, non mi chiedete altro! E tu mangia tranquillo.... Due dolci!... Voglio mangiarne anche io.... quantunque mi piacciano poco.... Ma si vedeva benissimo che faceva un gran sforzo per apparire allegro.

Questo senso guida l'uomo e specialmente i bruti, alla ricerca degli alimenti. I sapori si dividono nelle classi seguenti: Dolci: come lo zucchero, i datteri, i fichi, ecc., e hanno propriet

Non vi erano più case, sulla via Flaminia: forse era sbucato, inopinatamente, dalla viottola dell'Arco Scuro che porta alla piana dell'acqua Acetosa. Gli veniva dietro, forse, da qualche tempo: e guardava Julian Sorel, coi suoi buoni e dolci occhi di cane. Passa via, gli disse costui sgarbatamente. Il lurido cane si fermò un minuto: poi, ricominciò a seguire Julian Sorel.

Le mie lagrime rincominciarono a scorrere, ma così dolci! Intravedevo gi

In lei poner la mente Poi di ritrarne rime e dolci versi. Angel di Dio somiglia in ciascun atto La sua giovine bella. Da lei si muove ciascun suo pensiero Perchè l’anima ha preso qualitade Di sua bella persona. E ciò fin da quel tempo Che gli occhi suoi gentili e pien d’amore Ferito l’ebber col dolce guardare. Nobile era l’affetto che portava a Selvaggia.

La discussione si animava bevendo qualche bicchiere di vino buono delle bottiglie che mandavano gli amici, mangiando dei dolci che inviavano la mamma di Turati, o la signora di Federici o di Romussi e fumando le sigarette che trovavano un po' dappertutto.

In me, in me! Sono un essere malaugurato e sventurato. E perchè? Non hai amato? Troppo presto e troppo male, Clara! Non sei stato amato? Troppo tardi, troppo tardi. I tuoi ricordi saranno dolci, nella vecchiaia ella soggiunse, con una glaciale tenerezza. Io non giungerò alla vecchiaia degli anni, lo so. Fortunato te!

FORCA. Forzatevi. PIRINO. Ogni cosa può essere, ma che muti pensiero non mai. Ami qualunque li piace, facciami quante offese ella puote, non sará mai che quei disgusti e quelle offese non mi sien piú dolci di quante dolcezze potessi aver in questa vita. FORCA. O padrone, è caduta una lettera dalla sua fenestra: eccola, mirate se viene a voi. PIRINO. Conosco la sua mano.