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Onorio III, conformandosi in tutto alla politica d'Innocenzio, esitava a concedere la corona Imperiale a Federigo; nondimeno costretto poneva per condizioni, che il Regno delle Sicilie al suo figliuolo Enrico cedesse, la Contea di Fondi alla Chiesa restituisse, egli a militare in Palestina trapassasse. Federigo prometteva tutto, perchè a promettere non iscapitava nulla; ma ricevuta la corona imperiale, se ne andò in Puglia: dove, vinti i Conti di Aquila, di Caserta, Tricarico, e Sanseverino, acquietò il Regno, vi promosse le arti e le lettere, instituì Universit

Noi sentiamo che tutte queste arti c'impacciano, ci tormentano per la loro impotenza a creare davvero la vita. Ora, la forza psichica, di cui gi

Li cerchi corporai sono ampi e arti secondo il più e ’l men de la virtute che si distende per tutte lor parti. Maggior bont

FR. Ma Plutarco, ma Porfirio, lo chiamano demonio: l'uno de' quali fa un libro di esso demone, e l'altro ne fa due. Ma per che cagione un altro demonio è detto aver la protezione di Platone, di Zenone, ovvero di Diogene, e un altro è osservato aver quella di Plotino? Certo per ingannare; imperocchè non è da credere a coloro, che hanno detto essere varie le nature de' demoni, tenendo che altri si dilettino di cose civili, altri di rusticane, e alcuni parimente essere terrestri, alcuni marini. Questi sono sogni di genti che impazzano, parenti di coloro che cicalano, che alcuni esercitano la medicina, altri hanno cura dell'arte del navigare, altri di quella dell'indovinare, e che ad altri piace conversare fra le leggi e ad altri fra le armi. Così sono iti favoleggiando che Esculapio e Podalirio mandano sogni salutiferi, così che i Dioscuri siano sopra le tempeste del mare: così avere atteso dopo la morte loro alle cose della guerra, Reso, Achille, e innanzi a' tempi di Troia Teseo; ma quelli di nascosto, e questo a campo aperto. Imperocchè si dice che l'imagine di Teseo combattè in Maratona per gli Ateniesi contro a Medi, il che fu scritto anco da Plutarco. Perciocchè pensavano che i demonj non fussero altro che le anime degli uomini spogliate de' corpi. E per questo dicevano che Esculapio medicava, Minos e Radamanto giudicavano, i Dioscuri scacciavano le tempeste, Anfiloco, Mopso, Orfeo, Trofonio indovinavano, e che Reso e Achille e Teseo trattavano le cose della guerra. Di tutte queste cose era inventore il demonio per farle credere, acciocchè gli uomini maggiormente fusseno presi, e ripieni di vana speranza facesseno sacrifizj a lui, quasi che all'anime degli eroi; dalla quale superstizione si vede che non aborrirno Aristotile, Platone, mentre determinavano le leggi pubbliche, disputando degli ordini e delle arti de' cittadini; e a' nostri tempi ancora si è tenuto per vero, che i demonj si siano portati nelle guastade, e negli anelli; e avere date risposte or dal ventre, or dalla coscia, quasi come spirito d'Apolline, acciò che noi conosciamo che il nimico dell'umana generazione in diversi tempi trovò diverse vie sotto spezie di familiarit

Il conte Fiesco riconobbe che sua moglie aveva ragione, e non chiese più nulla di quelle arti gentili di cui ella era stata maestra in Haiti.

Oh, lo conosceva bene il "principale" conosceva i suoi modi di comportarsi negli affari.... e conosceva le sue arti quando voleva liberarsi da qualche seccatura, o non correre il rischio di dover dire di ! Nora si alzò per parlargli ancora, per parlargli più da vicino, per farsi udire. Ma prima gli prese la mano, gliela strinse lentamente, la tenne fra le sue.

Revocò tutti i privilegi concessi antecedentemente agli ebrei; vietò ai loro medici di curare i cristiani, proibì loro di esercitare le arti, il commercio, le industrie, di possedere beni immobili; accrebbe loro i tributi e le imposte. Vietò loro perfino di assumere il titolo di don col quale, secondo l'usanza di Spagna e di Portogallo, si onoravano gli ebrei più distinti.

I pensatori, i romanzieri, gli amici dell'arte, in lui riconoscevano un collega. Per essi il Rota non rappresentava soltanto un coreografo, un creatore di danze e di fantasmogorie seducenti; per gli uomini di gusto, per gli uomini illuminati, il Rota era un poeta, un sublime maestro di tutte le arti belle.

Povere arti, che vivacchiano su l'ostracismo del popolo, a cui si predica educazione e si sottrae di tutti i magisteri educativi il più gentile, il più gradevole, il più potente sulle fibre del cervello e del cuore

Ha visto una donna, innamorata non ostante l'abbandono, che tenta di salvare dalla rovina il figlio di colui che l'ha posposta, per calcolo, alla sorella.... E questo giovane le sfugge, invischiato dalle arti di una cattiva signora!