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Ero orgoglioso di sapere che pochi o nessuno si erano accinti con degna preparazione, con intera e limpida coscienza all'atto più elevato che un uomo possa compire: la generazione di un'altra creatura umana. Io davo il primo esempio. Questa idea mi esaltava.

Nessuna generazione di popolo è quindi senza tragedie. La loro sceneggiatura potr

Amava meglio osservare il bel sesso, con cui da gran tempo viveva, dirò così, in rottura diplomatica, e notò con piacere, misto ad una certa malinconia, che la nuova generazione delle figlie d'Eva, anche a Torino sosteneva degnamente la fama di bellezza e di grazia austera, che è inseparabile dal nome della donna italiana.

E quale potenza! Essa fu tale che l'averne veduto i segni incantevoli è per gli italiani della generazione che tramonta uno dei più grandi conforti della vita. E giova notare prima d'ogni cosa che Garibaldi rinfiammò all'improvviso l'entusiasmo delle moltitudini in un momento in cui ve n'era bisogno supremo. La pace di Villafranca, troncando all'improvviso sul Mincio la guerra che doveva «liberar l'Italia fino all'Adriatico» ci aveva posti in condizioni difficili e tristi. Minacciati dall'Austria, con la quale, anche più forte sul Mincio che sul Ticino, non potevamo misurarci da noi soli; diffidenti della Francia, che si temeva non paga della Savoja e di Nizza, ma intesa a chiedere nuove terre in compenso della sua protezione necessaria; irritati contro il governo di Torino che pareva peritoso, quasi restìo, per ragioni non da tutti comprese, all'annessione delle provincie centrali; ci trovavamo in uno stato tanto più intollerabile in quanto, pure avendo coscienza che non potesse durare, non vedevamo per qual via si potesse uscirne. Giorno per giorno sbollivano gli entusiasmi, crescevano i sospetti e s'inasprivano le passioni partigiane, aggravando le difficolt

Chi legge il recentissimo libro del dottor Salomone-Marino intorno ai costumi e alle usanze dei contadini di Sicilia ¹ rimane un po' deluso. Il titolo inganna. Questo lavoro del valente folklorista, che prosegue col Vigo, col Pitrè, col Guastella e parecchi altri la vasta inchiesta intorno alle tradizioni popolari siciliane, avrebbe dovuto piuttosto intitolarsi: I contadini siciliani di tempo fa. È vero che l'autore nel preambolo avverte coscienziosamente il lettore: "Io parlo dei contadini del vecchio stampo, dei quali la generazione gi

Intorno alla quistione che più particolarmente interessa il Fogazzaro, il De Meis sin dal 1868 aveva scritto: «, certamente, l'uomo è il portato spontaneo dalla natura. Egli è la spontanea generazione della terra; dalla quale certo non è nato immediatamente in forma di uomo.

Questa fu quella cagione che gli tolse la perfeczione de l'obbedienzia e diègli la disobbedienzia; unde gli tolse la vita della grazia e diègli la morte, perdette la innocenzia e cadde in inmondizia e in grande miseria. E non tanto egli, ma e' v'incorse tucta l'umana generazione, come Io ti dixi.

A teorizzare e ad ogni modo a sminuire il pericolo pei nostri figli. Pei vostri figli! Uno scapolo! Voglio dire pei vostri... Uhm... per la generazione ventura. Assolutamente avete detto? E lo ripeto. E quando sarete vecchio?... La solita antifona. Dovrei prender moglie per egoismo?

Perché il desiderio mio verso l'umana generazione era infinito, e l'operazione actuale di sostenere pena e tormenti era finita: e per la cosa finita non potevo mostrare tanto amore quanto piú amavo, perché l'amore mio era infinito. E però volsi che vedeste il secreto del cuore, mostrandovelo aperto, acciò che vedeste che piú amavo che mostrare non vi potevo per la pena finita.

Perchè mai la Natura mi aveva concesso una intelligenza capace di formarsi la grandiosa illusione di una potenza dominatrice del Caso, e si era poi accanita a distruggerla, quasi l'orgogliosa idea che avrebbe voluto eliminarlo, almeno una volta, dell'atto supremo della generazione, fosse stato un tentativo di diminuire il suo dominio, di circoscrivere la sua libert