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«Dormi a l’ombra de’ miei lunghi capelli, de’ miei lunghi capelli zingareschi, piccolo bimbo tutto mio, da i freschi labbri e da gli occhi regalmente belli: quando tramonter

Non era il bacio, che fosse diverso dagli altri veduti, e sentiti. Era lei, che era un'altra. Emma da bambina era divenuta una donna. Nella notte dormì poco e male. Nel sonno agitato, febbrile, sognò che anch'essa partiva per un lungo viaggio, e un giovane bello e innamorato la baciava sul predellino e così lungamente, che il bacio non si distaccava più dalle sue labbra.

No, non ho paura.... Rimani fin che mi sono addormentata? , certo; fin che ti sei addormentata.... Roberta sorrise, e chiuse gli occhi, tossendo di tempo in tempo. «Dormi, le imponeva la sorella col pensiero. Io sfiorisco lentamente qui, ma qui non dovrei essere, e il mio destino è più forte d'ogni calcolo pietoso.

Calogero; ma mi dicono Cardello. Perchè? Se lo sanno loro! E non ti dispiace? Anzi! Si chiama Calogero pure il becchino, lo spilungone giallo giallo che mastica sempre tabacco. Meglio Cardello. Sei orfano? Non parli mai di tuo padre o di tua madre. Sono morti da un pezzo; non li ho neppure conosciuti. Quanti anni hai? Quindici. E con chi stai ora? Dove dormi? Dalla nonna, madre di mio padre.

Donna Camilla peraltro durante il viaggio non potè sfogare la sua bile con parole, perchè don Pio dormì fino a Firenze. Prima di partire aveva preso una forte dose di cloralio, che gli aveva procurato un sonno pesante e angoscioso.

Bambina si coricò e dormì. Ella aveva preso una risoluzione. Bambina passò la mattina del seguente a scrivere a lady Keith, al principe di Schwartzemberg ed a suo fratello. Era quel giorno appunto che la diligenza di Roma arrivava a Napoli ed in cui Don Diego sarebbe giunto se non si fosse fermato a S. Germano per visitare il famoso monastero di Monte Cassino.

In letto, con una coperta che non lo copriva completamente da una parte dall'altra, sembrava un enorme cetaceo a mezz'acqua. Si voltava faticosamente come un pachidermo. Federici si metteva sul fianco, con un libro in mano, in una posizione da ricevere la luce sulle pagine e continuava la lettura per un'altra mezz'ora. Poi mi diceva: Ciao, Paolino, dormi bene. Ciao.

Quel pharetrato, cieco, alato, e nudo Che ogni dur petto, intenerisce, e scalda Quel fanciullin, spietato, orrendo, e crudo Che dato il colpo suo, mai più non salda Quel contra il qual, non giova elmo scudo fuggir per stagion fredda calda Quel te saluti, e se dormi ti svegli E che alquanto me ascolti te consegli

Talvolta ella diceva: Perché non dormi anche tu qui, con me? Tu non dormi mai! E voleva che io posassi la testa sul suo guanciale. Dormiamo dunque. Io fingevo di addormentarmi, per darle il buon esempio. Quando riaprivo gli occhi, incontravo i suoi occhi sbarrati che mi guardavano. E bene? esclamavo. Che fai? E tu? rispondeva ella.

O bimbo, quando credevi di fare il tuo discorsone, pensavi alla mamma? quando tu dormi, ti sogni di lei? quando starnuti, non ci dici grazie? O piccino! O piccino! Eravamo tanto egoisti che sobbalzavamo di scatto, scacciando l'idea e la domanda: Dove saranno i colombi? e i passeri? e i poveri rampichini? e i poverissimi reatini?