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Aggiornato: 19 maggio 2025
Tacque, e due sovra gli altri orridi in vista Fuor de la calca si avanzaron: muti, Rigidi, ritti ritti, lenti lenti A le due sponde del funereo letto Stettero; e, del lenzuol freddo scoprendo A viva forza del morente il capo, Tentennâro i crocchianti omeri. Come Da l'ultimo edificio, allor che trema Sussultando la terra, e bianchi in viso Fuggono i passegger, cade un divelto Sasso, e paura ai fuggitivi accresce; Così a quel poco tentennar divisi Lor cascano li teschî rilucenti, Che balzando e mettendo orrido un suono Ruzzolan sul marmoreo pavimento, Come vediam dietro ad arancia o mela, Che per trastullo il genitor gli lancia, Correre il fanciullin con passo incerto; Quando più crede che le sia da presso E gi
Quel pharetrato, cieco, alato, e nudo Che ogni dur petto, intenerisce, e scalda Quel fanciullin, spietato, orrendo, e crudo Che dato il colpo suo, mai più non salda Quel contra il qual, non giova elmo né scudo Né fuggir per stagion fredda né calda Quel te saluti, e se dormi ti svegli E che alquanto me ascolti te consegli
I prodigiosi assalti e l'ire pazze, E il delirio di vincere e le scosse Supreme, allor che gli elmi e le corazze Si spezzano e le spade sono rosse, Gli sguardi irati uscir dalle visiere E i lampi irradïar l'orrenda scena! Ma passa un fanciullin con un paniere Vociando una canzone a gola piena. Tutto riposa al raggio della luna, Ma il viale è nell'ombra a noi davanti.
EMI. Oh se di quel teatro Potessi, o figlio, esaminar gli attori, Se le follie, gli errori, I sogni lor veder potessi, e quale Di riso per lo più degna cagione Gli agita, gli scompone, Li rallegra, gli affligge o gl'innamora, Quanto più vil ti sembrerebbe ancora! Voi colaggiù ridete D'un fanciullin che piange, Che la cagion vedete Del folle suo dolor.
Parola Del Giorno
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