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Aggiornato: 23 maggio 2025
La signora Maddalena non poteva adattarsi a questa opinione. Ginevra era nobilissima d'animo, ed ella non si ricordava d'averla udita mai usare scortesia ad alcuno, o dir parola che sapesse d'amaro. Ella poi non poteva indovinare fino a che punto fossero inoltrate le cose. Rammentava d'aver udito poc'anzi che il marchese di Montalto metteva il piede quella sera per la prima volta in casa Torre Vivaldi; ora come si poteva credere che tra la Ginevra e lui ci fosse alcun che? E d'altra parte, perchè mai Aloise era turbato a quel modo? Insomma, la signora Maddalena si stillava il cervello senza indovinare la verit
Una ripugnanza, un disgusto, un ribrezzo indefinibili mi salivano dall'intimo dell'essere, a ogni risveglio. E, intanto, bisognava vivere! I giorni erano d'una lentezza crudele. Il tempo non fluiva ma stillava, pigro e pesante.
Il cielo, ancora buio, stillava un po' di brina, od altro di consimile: l'aria, non ricordandosi più de' tepori del giorno innanzi, era gelida; e l'aspettare di quei tre sul terrazzo non poteva dirsi la cosa più allegra del mondo.
Lucertolo aveva studiato le cabale, si stillava di continuo il cervello sul Casamia, sul Rutilio, sul Cornelio Agrippa, opere immortali per coloro che giuocano al lotto. Giuocò su un biglietto il 47, morto resuscitato; il 90, la paura che aveva avuto; il 13, la morte; il 52, la madre del Tittoli; il 26 le monete.
Un soporifero semibalbuziente, per cinque o per dieci lezioni, attraverso un formicolio di nomi e di opinioni tedesche, stillava frigidi sudori per decidere se convenisse dire Virgilio o Vergilio, Marco Accio Plauto o Tito Maccio Plauto. E questa era la letteratura latina.
Vitaliana l'umiliò con motti crudelmente implacabili, senza rovello, senza collera, di un accento freddo che stillava l'ironia ed il disprezzo. Il duca si astenne per qualche giorno. Però, il dì che seguì la visita del dottore di Nubo, e' gli sembrò che una spiega tra sua moglie e lui fosse divenuta inevitabile. Alle dieci, si recò da lei, nella di lei piccola camera da letto.
Nella camera chiusa, in quelle giornate di agosto, si soffocava; al mattino vi ronzavano pesantemente le mosche, attirate dalla zuccheriera scoperta sul comodino, dal bicchiere di aranciata, dallo sciroppo di codeina che stillava dal collo di una bottiglina e dall'odor grave di malattia che era nell'aria.
Una sera lo ricordo come fosse ieri eravamo riuniti, secondo il solito, in quella sala: era d'inverno, ma non vi era neve; il suolo gelato e imbiancato di brina rifletteva i raggi della luna in guisa da produrre una luce bianca e viva come quella di un'aurora. Tutto era silenzio, e non si udiva che il martellare alternato di qualche goccia che stillava dai ghiacciuoli delle gronde. Ad un tratto un rumore sordo e improvviso di un oggetto gettato nel cortile dal muracciuolo di cinta, viene ad interrompere la nostra conversazione; mio padre si alza, esce e si precipita fuori della porta che mette sulla via, ma non ode rumore alcuno di passi, nè vede per tutto quel tratto di strada che si distende d'innanzi a lui, alcuna persona che si allontani. Allora raccoglie dal suolo un piccolo involto che vi era stato gettato, e rientra con esso nella sala. Ci raccogliamo tutti dintorno a lui per esaminarlo. Era, meglio che un involto, un grosso plico quadrato in vecchia carta grigiastra macchiata di ruggine, e cucita lungo gli orli con filo bianco e a punti esatti e regolari che accusavano l'ufficio di una mano di donna. La carta tagliata qua e l
Preparato ai motti pungenti, alle intimazioni recise del fiero Rialdi, l'eloquenza appassionata, commossa, affettuosa di lui gli sembrava un sintomo di debolezza. Quand'è così pensava il vigliacco ho torto io a farmi coniglio. E si imbaldanziva a poco a poco, e dal labbro che un momento prima stillava latte e miele, gli uscivano allusioni maligne e velenose.
Stillava il suon sulla mia febbre, fresco sfaldandosi nel cuor come la neve. L’invincibile arsura che mi strazia s’abbeverò a gran sorsi alla tua fonte, o figlia mia, che porti sulla fronte, simile a stella, il segno della grazia. Ero in ombra, addossata a una parete. Tu non vedesti la marmorea faccia, il muto amor che ti tendea le braccia, l’amarissima bocca arsa di sete.
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