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Al par di mille ipocrite, Taide, il delirio infingi! A sozze man proficua Tu stessa non comprendi Che la merce che vendi È una perla preziosa! Vieni!... Svanita l'estasi Col sol di domattina, Ti lascerò, per correre Dietro un'Arte Divina.... subirò la nenia Di promesse o lamenti, Che dei versi fluënti Potrian rompermi il filo!... Milano, ottobre 1875.

O Amor, crudelissimo tiranno, prima ch'io conoscessi la libertá, me ne spogliasti; e prima che conoscessi la vita, mi facesti provar le tue morti. Mi vendi le tue brevi gioie, le tue fuggitive dolcezze a mari di lacrime, a milioni di sospiri, a prezzo di lunghi e infiniti affanni. Non mi tacesti provar dolcezza mai che non fusse meschiata d'assenzio, piacere che non vi fusse il veleno sotto.

Ecco le parole di Cristo, chi le sa le rilegga, chi le ignora le apprenda e giudichi poi se il prete di Roma possa vantarsi vicario di lui: «Non vogliate possedere oro, argento, danaro nelle vostre borse, bisaccia in viaggio, due vesti, calzari, bastone . Paga il tributo delle due dramme a Cesare Se vuoi essere perfetto va, vendi ogni tua sostanza, donane il prezzo ai poveri, ed avrai un tesoro nei cieli, quindi vieni, e seguimi . Io vi assicuro difficile, che un ricco entri nel regno dei cieli, anzi vi ripeto: è più facile, che un camelo passi per la cruna di un'ago di quello, che un dovizioso entri nel regno dei cieli . Ognuno, che perder

CAPITANO. Un corsaro si chiama soldato e non ladro. MANGONE. Tu sei un di quei soldati che non dái batterie se non alle case private e alle porte delle botteghe. CAPITANO. O fussi incontrato piú tosto con la nave in un scoglio che in costui! MANGONE. O fussi venuto piú tosto in Napoli un diavolo che tu! Ma qui arai condegno castigo delle tue opere, ché vendi i cristiani per turchi e per mori.

Hai la testa scoperta e i capegli scarmigliati, il guarnellino procacemente discinto, la veste a strappi: sei tutta polverosa e spensierata.... Anche tu somigli a quella sdegnosissima patrizia che appoggiava le spalle alla colonna del terrazzo marmoreo. Chi sei? Che cosa vendi? Marchesa, le restituisco l'albo e il pince-nez.

Fanne un involto e senza dir nulla a nessuno, va' dal vicino orefice e vendi. Quando hai i denari in mano, va da Enrico, con questo biglietto che ora ti scrivo.... Sedetti al tavolino e scrissi quattro righe con lieta furia di chi è sicuro di salvare un uomo che affoga. Le antiche donne che portavano i loro gioielli sull'altare della patria non erano più orgogliose di me.

E perchè dunque vendi il marchese, se ti pagava? Ho io forse detto che mi pagasse bene? Malissimo mi pagava, e non conobbi al mondo capitano più pitocco di lui. Però mi chiamo fortunato d'esser caduto nelle mani dei suoi nemici. Dunque ti ostini a voler la paga prima dell'opera? Per finirla in due parole, fate così: met

* Il volgo chiamava così, quasi appartenenti ad una specie di setta, tutti coloro che a quell'epoca erano compromessi colla giustizia: e riteneva che i congiurati, per commettere insieme dei misfatti, portassero una fusciacca o cintura rossa con cui legassero i calzoni alle reni. Chene?...: chene? non me ne vendi: co' tu' pari acqua in bocca Secondino. Ti compatisco: per chi m'hai preso? Topo.

I drappi gli eran larghi tutti quanti, vuote aveva le guance e pengiglianti. Pel matrimonio, ch'era andato a monte, il Gratta, stampator delle raccolte, chiedeva il prezzo, e sudava la fronte a lagnarsi col prete molte volte. Diceva il prete: E' convien che tu smonte, perché le nozze sono andate sciolte. Vendi i tuoi libri a peso o in su' banchetti: vuoi tu che noi turiam d'essi fiaschetti?

Ciò si ripeteva troppo di sovente. Ma, esclamò, allontanandosi da lei, che modo è questo?... E, dopo breve silenzio: Tu mi vendi i tuoi sorrisi? Enrica fu colpita. Capì ch'essa, accecata dalla mania del denaro, dalla urgenza di far fronte a certe necessit