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Ore inspirate, quando a me fanciulla L’organo ripetea sacra un’istoria, E m’assopiva come in una culla Un’ebbrezza fatidica di gloria; Ore inspirate, quando in me, bollente, Spumeggiò l’onda de le strofe prime, E mi travolse appassionatamente La vertigine azzurra del sublime;

Giovenale in una sua satira, ci presenta una madre di famiglia che aspetta la notte per recarsi ai bagni con tutto il fardello di pomate e di profumi: «Tutto il suo godimento consiste a sudare con grande emozione quando le sue braccia cadono rotte sotto la vigorosa mano che la massa, quando il bagnino animato da questo esercizio fa trasalire sotto le sue dita l’organo del piacere, e scricchiolar le reni della matrona».

Essi avevano ambedue una voce nasale e una cadenza acquistata dalla consuetudine del cantare su l’organo, poichè appartenevano alla Congregazione del Santissimo Sacramento. Cominciarono a imperversare contro Violetta, senza misericordia.

L’oratorio fu pronto per il giorno del primo ufficio. La cerimonia ebbe principio dopo il vespro. Una suora salì su l’organo. Subitamente dalle canne armoniche il fremito della passione si propagò in tutte le cose; tutte le fronti s’inclinarono; i turiboli diedero fumi di belgiuino; le fiammelle dei ceri palpitarono tra corone di fiori. Poi sorsero i cantici, le litanie piene di appellazioni simboliche e di supplichevole tenerezza. Come le voci salivano con forza crescente, Anna nell’immenso impeto del fervore gridò. Colpita dal prodigio, cadde supina; agitò le braccia, volle rialzarsi. Le litanie s’interruppero. Delle suore, alcune, quasi atterrite, erano rimaste un istante nell’immobilit

Forse quest’amante, che non mi diedero le coppe lievi, ricolme di vini biondi, or mi darebbe la Chiesa dove l’organo balenante cantava, e mia diverrebbe davanti alla genuflessione di tutti i percossi, davanti alla miseria di tutti i pentiti, tra quell’incenso pregno d’immaterialit

Bandino. Te ne vai, Giana? Resta ancóra un poco! Non senti come questa camera è dolce? Mi piace tanto. Non si sa se abbia muri o fronde, cortine o erbe marine. Giana. Bimbo, bimbo, ora non è più tempo d’indugiarsi. La vita precipita. Bandino. Vieni, verso le sette, giù nella Cappella. Sonerò il Ricercare su l’organo. Ma vorrei vederti anche prima. Dove vai? Giana. Non so.

È anche il palco nel quale sta l’organo, o si affacciano persone per vedere e non esser vedute. Gl’invitati si mettono in punta di piedi, allungando il collo per vedere o sentire, e la novizia con voce flebile e tremante legge la sua petizione.