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I musaici del sublime monumento di Giorgio Antiocheno brillano all’agitarsi delle mille fiammelle accese nelle tre absidi e nelle cappelle laterali. Otto o nove altari sono ininterrottamente occupati da celebranti, stati «pregati di accrescere vieppiù la pompa colla presenza di loro messa». A traverso le lucenti grate si profilano le esili figurine delle nobili monache; dalle quali, a rispettosa distanza quelle delle converse, e più in l

Sieno i tuoi occhi come le fiammelle votive delle lampade notturne che innanzi a le cappelle taciturne specchiano il tremolìo dell’alte stelle. Piòvano dalla tua mano leggera doni di gioja in luminoso nembo, come giacinti e primule dal grembo lucente di Madonna Primavera.

Bice non aveva voluto che la togliessero dalla camera, per un bisogno segreto di potersele ancora inginocchiare daccanto nelle notti più desolate della propria vedovanza. Le due candele, quasi contigue, bruciavano sul comò con un battito leggero delle fiammelle, che faceva oscillare trepidamente l'ombra su per le pareti. Bice! mormorò De Nittis cogli occhi lucenti.

Goder pareva ’l ciel di lor fiammelle: oh settentrïonal vedovo sito, poi che privato se’ di mirar quelle! Com’ io da loro sguardo fui partito, un poco me volgendo a l ’altro polo, l

Ella non battè palpebra, non impallidì: solo, pensò un poco e rispose: Muoia, dunque. Non aveva tremato la bella voce di Maria confermando chiaramente la sentenza di morte. Altro non dissero. Pallido come un morente, egli aveva vinto. Ella si levò, senza guardare il roseo cielo, i fiori che parevano tante fiammelle rosee, in quel tramonto: Addio, Mario, Addio, Maria.

A questa voce vid’ io più fiammelle di grado in grado scendere e girarsi, e ogne giro le facea più belle. Dintorno a questa vennero e fermarsi, e fero un grido di alto suono, che non potrebbe qui assomigliarsi; io lo ’ntesi, mi vinse il tuono. Paradiso · Canto XXII Oppresso di stupore, a la mia guida mi volsi, come parvol che ricorre sempre col

Lo bel pianeto che d’amar conforta faceva tutto rider l’orïente, velando i Pesci ch’erano in sua scorta. I’ mi volsi a man destra, e puosi mente a l’altro polo, e vidi quattro stelle non viste mai fuor ch’a la prima gente. Goder pareva ’l ciel di lor fiammelle: oh settentrïonal vedovo sito, poi che privato se’ di mirar quelle!

Quand'io da la mia riva ebbi tal posta, che solo il fiume mi facea distante, per veder meglio ai passi diedi sosta, e vidi le fiammelle andar davante, lasciando dietro a se' l'aere dipinto, e di tratti pennelli avean sembiante; si` che li` sopra rimanea distinto di sette liste, tutte in quei colori onde fa l'arco il Sole e Delia il cinto.

A questa voce vid’ io più fiammelle di grado in grado scendere e girarsi, e ogne giro le facea più belle. Dintorno a questa vennero e fermarsi, e fero un grido di alto suono, che non potrebbe qui assomigliarsi; io lo ’ntesi, mi vinse il tuono. Paradiso · Canto XXII Oppresso di stupore, a la mia guida mi volsi, come parvol che ricorre sempre col

I fanali s'erano accesi, alla riva; e le fiammelle si riflettevan nel lucido lago, serpeggiando. Non era dunque la notte? Non era l'ora che precipitava? Come picchiava, come picchiava essa alle porte del mio cuore! A cento passi dalla punta del molo sostai al sommo d'una scalinata. Col capo prono, la faccia sulle ginocchia e gli occhi chiusi sotto le palme quanto tempo rimasi?