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Non ero annunziata, non aspettata, non desiderata se non da questo povero figliuolo che tuttavia si ricorda d’aver dormito su le mie ginocchia. Bandino. Di questo e d’ogni altra cosa buona, e di niente altro, in quest’ora e sempre. Egli è in piedi, un poco indietro, appoggiato allo spigolo d’una tavola, trascolorato sotto le continue onde di commozione che lo scrollano.

Sono venuta qui per ascoltare, per essere interrogata, per rispondere. Sono qui perché mi sieno palesati i miei falli, perché mi sia mostrata la mia onta a viso a viso. Non ho più orgoglio. Vedi: non ho esitato davanti all’umiliazione di apparire come un’intrusa, come un’importuna. Bandino. Mamma! Costanza. È così.

Ah, no, no! Sparirei, morirei. Mortella. Così l’ami? Bandino. Non esser gelosa. Così. Mortella. Hai ragione. Voler amare significa prepararsi alla morte. Così anche è il mio amore. E ho compassione di te. Ah, perché la tua mano non ha forza abbastanza? Gli palpa la mano. Bandino. Non senti? L’ho di ferro articolato come una manopola. Mortella. Per la tastiera. Bandino. Ma di che parli insomma?

Il giorno che rientrammo qui, dopo tutte le cose tristi che sai e che non sai, Bandino non si teneva dall’impazienza. Sandro il fattore andava innanzi ad aprire gli usci. Non si guardava nulla. Ci s’affrettava. Si riconosceva ogni stanza all’odore, o al pavimento, o all’aria più fredda più calda, o a una soglia, a uno scalino. Quando s’entrò nella Cappella, io andai a gittarmi su la lapide ma Bandino salì subito all’organo. Sentivo sopra di me scricchiolare il legno, ronfare i mantici, gemere i registri; e pure non sapevo se la voce dovesse venire dall’alto o di sotterra, tanta era l’angoscia del mio cuore. Gli attimi parevano eterni. Mi veniva l’ansia di gridare: «Parla! Parla!». Ah, non ti so dire. Certo le dita di mio fratello vacillavano, e il suo petto era senza respiro. Allora fu, d’improvviso, come una lacerazione.... Non era la voce attesa, era un’altra! Anche l’anima dell’organo era sconvolta, sfuggiva, non obbediva più. Singhiozzavo sola su la pietra, e udivo mio fratello singhiozzare contro la tastiera; e non v’era più che quel pianto, l

Glie ne chiudevi tra le pagine dei libri, glie ne posavi sul davanzale, glie ne mettevi sotto il tovagliuolo, perfino dentro i guanti. Mortella. Non è vero, non è vero. Costanza. Come! Tuo fratello è qui che può dirlo. Certo, Bandino si rammenta che ti canzonava per quel tuo intercalare intraposto a ogni specie di discorsi: «E ora, via, mi racconti una bella storia».

Certo, sorellina. Hai ragione. Non ti pare, Giana, amor mio? Giana. Ma , ma . Non insisto. Non facevo mica sul serio... Facevo per gioco. Mortella. Tu sai, Bandino: le piace di giocare e d’aizzare... Il giovine guarda la sua donna innamoratamente. Bandino. Come sei strana in questa luce! Mortella. Non è vero? Giana. Strana in che? Bandino.

So che le è andato incontro alle Tre Torri e l’ha condotta qui egli stesso. Mortella. Sola? Giana. Non credo. Mortella. Con quell’uomo? Giana. Non l’ho veduta ancóra, ho veduto lui. Bandino è salito a cercarmi, ed era in una tale angoscia che m’ha fatto piet

Bandino. Sorella mia, perché mi strazii? Mortella. , chiamami così. Non voglio da te altro nome. Il mio, voglio che sia dimenticato. Fratello mio dolce! Il cuore mi trabocca se ti chiamo così. Fratello! Tu sei il mio fratello. Bandino. Non hai dunque più rancore contro di me? Mi perdoni? Mortella. Prendiamoci per le mani. Anche tu, se t’ho detto qualche parola amara, anche tu perdonami.

Nulla, nulla, Bandino. Non ti sbigottire. Giana voleva a forza che io andassi con lei per farmi incontrare col signor Ismera, e tentava di trascinarmi... Io non volevo. Bandino. Non avevi gi

Non ho capito bene. Bandino eludeva le domande, balbettava. Però non mi par dubbio che sia venuto anche il tuo patrigno, giacché il punto da vincere per tua madre era d’esser ricevuta qui con suo marito. Mortella. E credi ch’egli sia entrato in casa? Giana.