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Aggiornato: 26 giugno 2025


Non t’imagini la tua vita in un altro modo, ridivenuta solitaria, restituita alla musica e alla malinconia? Bandino. Ma perché? Mortella. Se se n’andasse, se partisse, mettiamo, Bandino. Perché? Come potrebbe? Mortella. Non ti sembra estranea, distante? Bandino. La serro tra le mie braccia. Mortella. È sterile. Bandino. Ma che dici? E ne arrossisci. Mortella. Se morisse, mettiamo. Bandino.

Giana si siede, curvandosi innanzi, poggiando il mento sul dorso della mano, il gomito sul ginocchio; e rimane fissa, col suo pensiero attivo dietro la sua fronte impenetrabile. Mortella. No, Bandino. Non mi parlare come a una bimba capricciosa. E tu stesso parla come un uomo. Lascia per un poco la tua grazia. Non si tratta di farmi sorridere; e, veramente, i sotterfugi sono da ragazzi.

Grazie, Mortella, d’avermi permesso di farvi questa visita. Come state? Mortella. Bene, molto bene. Venite avanti, venite avanti. Sedetevi. L’uomo fa l’atto di avvicinarsi. A rivederci, mamma. A rivederci, Bandino. Il giovine s’accosta alla madre e la conduce verso la porta.

Nessuno ha mai voluto andare al fondo della tua pena. D’altronde, tu ti sei chiusa, ti sei messa in disparte a covare il tuo male. E c’è nella tua natura una fierezza e un disdegno che non conciliano la confidenza. Non hai un poco allontanato da te perfino tuo fratello? Mortella. Povero Bandino! Giana.

E di suo marito, credo. Bandino. Ma... Mortella. Rispondi franco. Hai condotto qui anche lui? Bandino. Non in casa ancóra. Mortella. E dove? Perché ti pèriti? S’aspetta la notte per introdurlo di nascosto nella casa ch’egli conosce tanto bene? C’è ancóra troppa luce? E quale camera gli assegni? Quella laggiù, in fondo al corridoio vetrato?

Ecco che la madre appare all’uscio, pallidissima. Giana la vede prima degli altri e si alza facendo qualche passo verso di lei in atto di accoglienza. Giana. Signora... Bandino sobbalza e si volge. Bandino. Oh, mamma! Egli le va incontro affettuosamente. Vieni, vieni. Di’: ti senti un poco meglio?

La segue con gli occhi mentre ella esce col suo passo ondeggiante. La sorella lo prende per la mano. Mortella. Come l’ami! Bandino. Ah, non posso dire s’io ne goda o ne soffra. Vedi. Perché quell’ondeggiamento del suo corpo su que’ suoi piedi flessibili qualche volta mi può far tanto male? Quando la considero, sento che la sua bellezza m’adombra ma non ne ho riposo.

Il destino stesso potrebbe ingannarcisi. La madre rompe in singhiozzi e si abbandona perdutamente sul figlio inginocchiato; mentre Mortella si volge coprendosi la faccia con ambo le mani, ma senza piangere. Con uno sforzo Bandino si alza a sorreggere la dolorosa. Pieno di desolata tenerezza, cingendola col braccio, appressando la gota alla gota, la conduce via pianamente.

Ma ho qui un pensiero più diritto d’una lama nuda, più acuto d’un coltello. Se gli dovessi assimigliare qualcosa, gli assimiglierei quella misericordia dal manico d’oro, quella di Francesco Guinigi il Ghibellino, che nostro padre aveva tanto in pregio. Bandino. Chi può avercela rubata? Mortella. Io lo so. Bandino. Fosse vero! Che darei per riaverla! Mortella. Che ne faresti?

Aspettavo che tu risalissi, Giana. Ero in gran pena. Che dice Mortella? Giana. Guardala. Bandino. Ah, niente di buono. Sorellina, sorellina selvaggia, perché sei tanto accigliata? Come puoi essere così dura, tu che sei così tenera quando vuoi? Ti supplico, ti supplico. Mortella. Tutto è gi

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