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Gli occhietti neri, vivaci, troppo piccoli, scomparivano nel grasso della faccia, sembravano due bucherelli neri; il naso rotondo, come senza ossa, lucido, polputo nelle nari, era sommerso fra le due masse carnose delle gote.

All'indomani mattina, quand'io mi destai, trovai il mio povero Gin morto; una gomma verdastra gli esciva dalle nari. Allora mi sovvenne di non aver visto Flibbertigibbet pagare il prezzo della scommessa a Ram

Il selvaggio odore della razza negra offendeva le nari dell'Americano.

L'odore della cera liquefatta saliva nelle nari dei giovanetti; quell'odore era dolce e tedioso e caldo. Ma essi non rimuovevano gi

Nelle parole e nell'atto di Giuliano v'era da cacciare ben altri che il prete, il quale non se lo fece ridire e partì. Ma si sentiva l'animo rintuzzato, far dentro come focoso cavallo, che raccolto col freno e tormentato collo sprone, gonfia le nari, s'impenna, sbuffa, tesse colle gambe su poco suolo rabbioso e soffre; ma si far

Il Laner diede ancora due o tre scossoni violenti, un gran sobbalzo.... poi rimase fermo, disteso, irrigidito, il viso contraffatto da una smorfia dolorosa, le labbra stirate, la schiuma alla bocca. Pietro! Pietro! Signor Pietro! Evelina lo chiamava per nome, colla voce più tenera, più affettuosa, lo spruzzava delicatamente, gli bagnava leggermente coll'aceto la fronte e le nari.

Per fermo egli era preso dal vino. L'alito impuro dallo stravizzo le offendeva la nari. Per altro, e non era forse a vedersi in cotesto un aiuto del cielo? che non avrebbe ardito prima d'allora il ribaldo, se i fumi del vino bevuto non gli avessero offuscato il cervello?

L'odore di muffa aggredisce le nari. Polvere, polvere. Bricabrac di cose vecchie, morte affastellate. Sembra la vendita all'asta di una reggia che l'ultimo erede reale offre per necessit

So che non pon recar miei tristi accenti, a voi, messer Emilio, alcun conforto, che fra tanti dolori il primo è 'l vostro. Ma 'l duol si tempri; il suo mortale è morto; vive 'l suo nome eterno fra le genti: l'alma trionfa nel superno chiostro. XXXVII. A Tiberio Nari

Un odore forte di sigaretta aleggiava per la camera e si mischiava a un altro profumo, più sottile, meno dominante, come riposto e ad ora ad ora agitato dai nostri movimenti. Era un profumo non ignoto alle mie nari, ma snaturato alcun poco dal luogo; cosicchè m'arrestai sulla soglia, fiutando e fissando Ettore, che sedeva innanzi alla scrivania, colla testa appoggiata alle mani.