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Aggiornato: 3 maggio 2025
Soura Gin era dotata di una grassezza soda e fresca; bionda, bianca, piccolo naso, piccoli occhi vivissimi, bocca larga, labbra carnose e ridenti, dentatura stupenda. Badava a tutto, compresi i cavalli, era sempre dappertutto, ma più in scuderia, quando sapeva di trovarci Giac.
L’America incolume aveva raccolto parte del carico e il postiglione mal concio della diligenza postale. Avvicinandosi al paese aveva suonato la cornetta in segno di gioia per il pericolo scampato. Barba Gris era morto. Giac e Gin si sposarono dopo tre mesi.
All'uscire della Torre di Londra, vidi per la prima volta in una birreria un ubbriaco di gin. Mi fece orrore. Non credevo che l'ubbriachezza potesse trasfigurare un uomo in quella maniera.
L’oste, mancategli le gambe, sedeva sullo scalino della cucina guardando intorno e tenendosi il petto. L’asma lo soffocava, ma non c’era verso di farlo salire in stanza. Gin pallidissima avrebbe voluto lanciarsi di corsa per lo stradale a sincerare la notizia, ma l’aspetto sfinito del padre la tratteneva; il cortile era pieno di gente e ne veniva sempre.
Farò buona guardia, risposi. Wood escì confortato. Allora io chiamai: Gin! e tosto il bull-dog si slanciò contro le mie ginocchia. A noi due, gli dissi, e Gin dimenava la coda così gaiamente come quando leggeva ne' miei occhi qualche lieto pensiero.
Gin crollò le spalle, sicura. Giac s’avviò seguito dalla ragazza. Sull’uscio, questa gli pose una mano sulla spalla; il giovane si voltò brusco, la levò di peso e tenendola tutta inerte nelle braccia, le stampò sulla bocca un bacio lungo e mordente, finchè Gin guizzatagli di mano come un pesce e piantandosegli in faccia, rasente la persona, irrigidita, gli occhi morenti di languore, gli soffiò sul viso:
Io scommetto un dollaro che Gin a tre metri d'altezza lo coglie, se è Yao stesso che glielo porge. Non ne dubito, dissi io. All right! Dollaro per dollaro, acconsento alla scommessa. Dov'è il pane? gridò il clown.
Un giorno che m'ero appena quetato da questo turbinio delle arterie e m'avviavo alla porta della camera per escire (Gin mi seguiva passo passo), incontrai Ram
All'indomani mattina, quand'io mi destai, trovai il mio povero Gin morto; una gomma verdastra gli esciva dalle nari. Allora mi sovvenne di non aver visto Flibbertigibbet pagare il prezzo della scommessa a Ram
Salta lungo, ma non salta alto, aggiunse strillando il clown. Flibbertigibbet scommette che a tre metri d'altezza Gin non coglierebbe un pezzo di lardo, soggiunse Ram
Parola Del Giorno
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