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Era di colorito bruno, ma di un bruno caldo, con una testa superba, con grandi occhi neri, tagliati a mandorla, vivi, scintillanti come neri diamanti, sormontati da folte sopracciglia arcuate, labbra coralline, carnose, procaci che lasciavan vedere i candidi denti, che parevan purissime perle.

L'energia slava della testa spiccava maravigliosamente su quel piedestallo di trapunto e sullo sfondo di cuoio cesellato della tappezzeria. La Baronessa sedeva, molto allungata, su una poltrona, con un braccio penzolone. Fumava una sigaretta di tabacco orientale ed un molle sorriso sfiorava, tra le fresche gote carnose, le tumide e rosse sue labbra.

Guidato dal giardiniere, Laurenti entrò in quel sancta sanctorum, pur dianzi inaccessibile, di tutte le sue quotidiane adorazioni. La prima persona che incontrò, fu un'adiposa femmina, dalla faccia bitorzoluta con qualche pelo sul mento e gli occhi mezzo chiusi da palpebre carnose, la quale ei riconobbe, senza averle parlato mai, per la signora Tonna, la governante di casa.

Intorno alle sue labbra carnose, è diffuso il cinismo che si prolunga fino alla radice del naso, dove incomincia una fronte spaziosa, fuggente, giallognola, la quale si increspa ogni volta che parla. Ha le gambe arcuate e ha sempre fame. Tutte le volte che veniva nella nostra camerata gli davamo parecchie pagnotte.

Egli scattò in piedi, sgranando gli occhi, atteggiando le labbra carnose a un'espressione di sdegno e di commiserazione: Cotesti tuoi toscani t'hanno ridotto...! E non posso scrivere la parola perchè la buona creanza me lo vieta. Io lo guardai meravigliato e sorrisi.

Gli occhietti neri, vivaci, troppo piccoli, scomparivano nel grasso della faccia, sembravano due bucherelli neri; il naso rotondo, come senza ossa, lucido, polputo nelle nari, era sommerso fra le due masse carnose delle gote.

Ciarliere, incipriate, un po’ carnose, le nobildonne di Spagna offrivano alle minacce del tempo nuvoloso i loro non del tutto novissimi abiti parigini; le giovinette pettegole, i bruni smilzi adolescenti, facevano su quel tumulto scoppiare fontane di riso, ma d’un riso così limpido e gaio come soltanto può mandare l’anima d’una terra spensierata, ove, su tutte le miserie della vita, splende con immutabile serenit

Noi, sottovoce, parlavamo di loro; di queste bellissime donne spagnole, un po’ insolenti, un po’ indolenti, con certe mosse da ballerine gitane, avvezze a fasciarsi nelle grandi mantiglie, a inginocchiarsi nelle buie chiese, a parlare con una voce vibrante, a incipriarsi con una cipria molto fina. Son donne solite a lasciarsi amare da uomini di cui hanno paura; nelle case vestono dimesse, in istrada cercano di apparire; davanti alle Madonne si fanno il segno della croce; ricamano adagio, parlano in fretta, e sanno pochissime cose. Hanno capelli molto lucenti, labbra vive, calde, un po’ carnose; nei lor occhi pieni di gelosia ride il sole. Amano i profumi forti, i colori vivaci, gli uomini prepotenti, le canzoni d’amore; dicono malignit

Complice? esclamò la donna, gettando un grido di raccapriccio. Complice del delitto commesso qui nel Vicolo la sera del 14 gennaio... La Sguancia era divenuta livida. Complice! ripetè la donna, dopo un istante. Aveva appoggiati i gomiti alla rozza tavola sulla quale ardevano due candele di sego, e si copriva il volto con le mani carnose.

Un sorriso stupido gli correva in quel momento sulle labbra carnose, e i grandi occhi neri, mansueti come quelli del bove, si distoglievano dal ritratto dei cardinale per vagare vuoti di un pensiero energico, per la stanza. Senza quella cena della sera egli avrebbe la mattina dopo disposto tutto per la partenza e se ne sarebbe andato a Parigi a dimenticare le noie procurategli gi