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Di sopra fiammeggiava il bello arnese più chiaro assai che luna per sereno di mezza notte nel suo mezzo mese. Io mi rivolsi d’ammirazion pieno al buon Virgilio, ed esso mi rispuose con vista carca di stupor non meno. Indi rendei l’aspetto a l’alte cose che si movieno incontr’ a noi tardi, che foran vinte da novelle spose.

così al viso mio s’affisar quelle anime fortunate tutte quante, quasi oblïando d’ire a farsi belle. Io vidi una di lor trarresi avante per abbracciarmi con grande affetto, che mosse me a far lo somigliante. Ohi ombre vane, fuor che ne l’aspetto! tre volte dietro a lei le mani avvinsi, e tante mi tornai con esse al petto.

Tolteomec, a buon conto, non aveva da approfondir nulla; doveva attenersi a ciò che mostrava l’aspetto.

L’oste, mancategli le gambe, sedeva sullo scalino della cucina guardando intorno e tenendosi il petto. L’asma lo soffocava, ma non c’era verso di farlo salire in stanza. Gin pallidissima avrebbe voluto lanciarsi di corsa per lo stradale a sincerare la notizia, ma l’aspetto sfinito del padre la tratteneva; il cortile era pieno di gente e ne veniva sempre.

Biagio Quaglia stette un poco a considerare l’aspetto dell’infelicissimo, con socchiusi li occhi tra la canzonatura e l’ammirazione, con china la testa verso una spalla, quasi in atto di giudicare un effetto d’arte mimetica. Poi, accostatosi, fece:

Passano, curve, barcollanti, stanche. Tragiche ne l’aspetto, Con veli neri su le carni bianche, Con un teschio sul petto: E mi guardano.

Qual savesse qual era la pastura del viso mio ne l’aspetto beato quand’ io mi trasmutai ad altra cura, conoscerebbe quanto m’era a grato ubidire a la mia celeste scorta, contrapesando l’un con l’altro lato. Dentro al cristallo che ’l vocabol porta, cerchiando il mondo, del suo caro duce sotto cui giacque ogne malizia morta,

Prendeva una posa grave come quella dei ritratti dei grandi personaggi, si guardava nello specchio per vedere se l’aspetto corrispondeva alle sue idee, e si doleva grandemente di non vedersi ancora spuntare i mustacchi.

E la sua compagna, per voler essere d’un sentimento e d’un pensiero con lui, sembra che con lui consenta. Non ho più orgoglio. Lo vedi. L’orgoglio non mi tien luogo di vita; e io non so più vivere in questa pena che ha l’aspetto della vergogna, in questa specie di proscrizione spietata che mi separa dall’anima mia stessa. Ora tu sei che mi sbandisci, tu sola.

Gli alberi che non furono più tormentati dal coltello e dalla forbice che limitavano la loro espansione, si erano vendicati della passata disciplina gettandosi con pieno vigore ad ogni eccesso di sfrenata vegetazione, gli arbusti avevano invase le strade, le sementi cadute da tutte le piante avevano germogliato in un caos indescrivibile che presentava l’aspetto d’una foresta vergine dove le bignonie, le edere, le clematidi, e tutte le ampelidee si arrampicavano sugli alberi e ricadevano in festoni.