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Il conte di Craco aveva scritto a Napoli a suo figlio Tiberio, barone di Sanza, e gli aveva dato incarico di trovare un modesto appartamento per gli emigranti. Questo alloggio fu presto trovato. La contessa aveva regalato a Bambina una veste. Perocchè la povera creatura non si era vestita fin che del panno turchino fabbricato da lei, come tutte le altre figlie del popolo.

Tiberio stette qualche minuto a riflettere, poi disse: Comprendo tutto. Io aveva ben ragione di temere. Ebbene, siate calma, signorina, e rassicuratevi. Io conosco il ricovero che conviene. Sono sicuro che non vi sar

Non abbiamo dunque amici. Gli uomini sono come i cani: abbaiano ai mendichi e si gettano addosso ai più deboli. Si divora il ferito, come tra le bestie feroci. Non hai tu osservato come Don Tiberio si è mostrato glaciale verso di noi?

Se è un rimprovero che m'indirizzate, signorina, io temo forte ch'esso non sia ingiusto. Tra i sentimenti che noi proviamo, veri, profondi, santi, ed il soddisfacimento che possiamo dar loro, si frappone il mondo con le sue esigenze, le sue regole e le sue convenienze. Tiberio esiste sempre, ma egli è subordinato al barone di Sanza ed alla societ

Cosí lunga ed immane tirannia, cosí prostrata servitú non sembrano essere state possibili in una civiltá, con una coltura cosí progredite come le romane; e il fatto dimostra la superioritá della civiltá e della coltura cristiane, in mezzo a cui elle furono fin qui, e sono piú che mai impossibili veramente. La serie s'apre con uno dei peggiori, Tiberio.

Di questi denari 84 facevano in peso una libbra romana, cioè sette all'oncia; e tali furono battuti anche nel consolato di Cicerone e sino a' tempi d'Augusto e di Tiberio : ma dipoi a poco a poco furono diminuiti, riducendosi prima ad otto all'oncia, all'uso de' greci, che d'una dramma l'uno li fecero; e successivamente diminuendoli, conforme l'avarizia cresceva e le buone leggi del governo nella decadenza dell'imperio s'andavano perdendo.

Fu dunque il colonnello che sposò la marchesa per procura, mentre il dottor Bruto Zungo, cangiato oggimai in Tiberio, Bruto era troppo rivoluzionario per un marchese di Tregle, gustava le delizie del matrimonio nelle braccia di una lorette a Parigi.

La lettura della Vita dei dodici imperatori romani di Svetonio, aveva eccitato questo potente signore ad imitare i loro mostruosi pervertimenti sessuali. Come Tiberio e Nerone, egli si appassionò pel sangue mischiato alla immondizia: l’unico suo passatempo era di corrompere i fanciulli che faceva rubare un po’ dappertutto.

Don Tiberio diede il consiglio di allogar su quella mensola i busti in gesso del re e della regina, e di appendere in qualche angolo del salone un gran Cristo, ch'e' gli somministrò. Bisognava mobigliar quella camera per ricevere la polizia ed i messi dell'arcivescovo di Napoli, e, per conseguenza, alla convenienza di costoro.

Il carattere burlesco del Travaglino di Palermo e del Giovannello di Messina non facea più pei tempi; il servo siciliano Tiberio o Nardo era sciupato; bisognava modificarlo, rifarlo addirittura. La brigata trovò persona che facesse le prime spese, pronta ad avventurarsi a rappresentazioni della vita e dei costumi dell’Isola.