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L'avventura aveva fatto molto rumore nella penisola: quantunque il solo nome d'un rivoluzionario come Zakunine potesse giustificare il provvedimento della polizia italiana, il ministro Francalanza era stato accusato d'averlo preso per ragioni intime, perchè c'era di mezzo una gran dama; vivaci interpellanze erano state portate in Parlamento.

Dopo le indicazioni somministrate da don Domenico Taffa a monsignor Cocle e da costui al conte di Altamura, e' fu facile scovrire la parte che il P. Piombini aveva avuto nell'affare di Bambina, dell'episcopato di suo fratello, e della sorpresa del complotto rivoluzionario per parte del re.

Ora soltanto si chiusero gli uffici di arruolamento e si sciolse il Comitato rivoluzionario. La situazione di Garibaldi diveniva disperata; egli non aveva forze sufficienti per gettarsi subito su Roma, dove, fin dal 27 ottobre, le truppe pontificie si andavano concentrando.

Alla voce di Palermo e di Catania tutti i paesi della Sicilia risposero secondando il movimento rivoluzionario armando numerose bande pronte a combattere per la difesa della patria. Ed ora toccava a Messina. Ecco quel che scrivevano i delegati del Comitato di Messina a Ruggero Settimo presidente del Comitato Generale di Palermo. «Sia gloria ai prodi che combattono per la Sicilia.

E la sapienza era, che 37 anni dopo la morte di Cristo, del tempio non restava più pietra sopra pietra, Gerusalemme nido di volpi, il popolo d'Isdraele proprio affogato nel sangue, imperciocchè la guerra a lungo andare sia inevitabile tra popolo servo, e popolo tiranno, e gli Ebrei l'avrebbero forse vinta se in tempo traevano profitto del fermento rivoluzionario, il quale opera in due maniere: dal canto tuo ti cresce le forze con lo entusiasmo, dal canto del nemico gliele scema, ed anco gliele strugge dove abbia del bacato dentro, come appunto ne aveva lo impero romano oggimai volto al tramonto.

Allo stesso Turati si devono l'organizzazione del partito e l'indirizzo datogli di odio di classe: illimitata è la influenza che esercitava specialmente sulle classi operaie, ed è indubbiamente a ritenersi l'anima e la mente del partito socialista rivoluzionario in Milano, del quale era il capo riconosciuto ed il rappresentante ufficiale nelle occasioni più solenni.

Il PICO è un entusiasta travolto nella corrente dal De Felice, perchè elevato a segreto ambasciatore: come prova una sua lettera ed egli lo ammette nel suo interrogatorio. Il VERRO è un rivoluzionario opportunista ed il BARBATO un rivoluzionario convinto che non disdegnerebbe di cogliere la prima favorevole occasione.

Quei pochi che sono avvezzi non solo a censurare in un libro quel che vi è, ma a scoprire quel che vi manca troveranno che noi parlammo degli avvenimenti, ma poco degli uomini: e vorrebbero avessimo posto in prospettiva e in giuoco quei Robustelli, quei Guicciardi, quei Venosta che ordirono prima, tesserono poi la rivolta. D'ogni eroe, ma d'un rivoluzionario specialmente, la prima qualit

È curioso che per tutto un secolo non si preparasse movimento rivoluzionario in Sicilia senza che qualche prete o frate se ne credesse parte attiva, vera o presunta che essa fosse. La fine del settecento, il 1820, il 1848, il 1860 sono per questo memorabili date. Nello scorcio del sec. Mario La Rosa e varî frati Conventuali e frati Minori.

Se il voto nazionale, popolare, imponeva una condotta interamente diversa da quella che voi teneste; se non avete fatto cosa alcuna per verificare, per condurre ad effetto quel voto che volevate voi dunque? Qual era l'intento che v'animava? il simbolo che dirigeva i vostri atti? la credenza politica che recavate sul seggio rivoluzionario?