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Aggiornato: 16 maggio 2025


Il cavaliere Robustelli accozzò nella propria casa a Grossotto alcuni Valtellinesi di maggior recapito e di spiriti più vivi e con parole da quel dicitore felice che egli era, discorse i danni ed i pericoli della patria e della religione. Qui gran disparere. Chi esortava ancora a pazienza: come si tollerano le brine ed i rovesci del tempo, doversi tollerare la mala signoria.

Quivi il Coevres conchiuse un trattato coi deputati della valle, promettendo gli alleati proteggerebbero il paese. Grigioni non entrerebbero nei forti, solo resterebbero finché fosse stabilito un ragionevole governo. Intanto si solleciterebbe una decisione all'affare. Il Robustelli, adoprato invano a difesa della patria, che aveva tratta in infelice ballo, si ridusse sul Milanese a Domaso. Il Bagno a Verceja. La valle tutta fu occupata dai Francesi, esultando quelli, cui non l'intera libert

Poschiavo, che non aveva preso parte al sacro macello, vedendo non potersi altrimenti sbrattare dagli evangelici, meditò scannarli; e Claudio Dabene, cameriere del Robustelli, fiero di lingua e di mano, entrò in quel borgo, e vi uccise quanti calvinisti poté sorprendere. Del che domandato in giudizio fu sostenuto a Tirano, ma ben presto prosciolto per grazia.

Il Robustelli e gli altri capi volevano mostrarsi degni del primo posto coll'adoprar vivamente a raccogliere difensori, sperando che l'ardore adoprato nella subitanea sommossa durerebbe alla lunga difesa. Ma pericolosa e inutile è quella che si fa tumultuariamente e senza ordine, e il popolo precipitoso, sconsiderato, che piglia l'armi in fretta, in fretta le gitta.

Non s'affidarono però a rimanere quelli ch'erano stati maggiori stromenti a ordire la rivolta; e il cavaliere Robustelli, primo fulmine di quella guerra, benché affidato di pace e di salute, non sofferse d'obbedire cogli altri ove agli altri aveva comandato, e alla patria, cui più non poteva giovare, disse addio con quel sentimento, con cui s'abbandona la terra che rinchiude ogni cosa più caramente amata.

I Valtellinesi, in generale ragunata, sortirono al grado di capitano generale della valle, e governatore, Giacomo Robustelli, con 200 scudi il mese "per aver cominciato l'impresa di nostra libert

Quei pochi che sono avvezzi non solo a censurare in un libro quel che vi è, ma a scoprire quel che vi manca troveranno che noi parlammo degli avvenimenti, ma poco degli uomini: e vorrebbero avessimo posto in prospettiva e in giuoco quei Robustelli, quei Guicciardi, quei Venosta che ordirono prima, tesserono poi la rivolta. D'ogni eroe, ma d'un rivoluzionario specialmente, la prima qualit

E appunto in queste guardie cadde un corriere, spacciato a posta con lettere dal Robustelli al Paravicini. Ciò sapevano i congiurati, ignorando però come il corriere fosse stato destro abbastanza, da gettare nell'Adda i dispacci, che avrebbero messa in luce la trama.

Poiché ad ogni partito si vuole un rappresentante, un capo, tal fu Giacomo Robustelli di Grossotto, parente dei Planta perseguitati, perseguitato egli stesso, uom d'alto sangue, agiato dei beni di fortuna, d'animo gagliardo e male al servire disposto, e ricco di quell'ambizione che dei sagrifizj altrui sa fare vantaggio proprio. Servendo nell'armi, era da Carlo Emanuele di Savoja stato fatto cavaliere dei ss. Maurizio e Lazzaro, e molt'aura si era tra i suoi acquistato coll'affabilit

Ivi, rinnovato di forze, rientra, agita terribili battaglie, a Livigno fa carne non battaglia addosso ai Tedeschi ubbriachi, poi addosso agli Spagnuoli al Fraele, indi a San Martino di Morbegno, ove, se non era il valore del Robustelli, pigliava lo stesso famoso generale Giovanni Serbelloni , e smorba la valle dagli Austriaci.

Parola Del Giorno

all'albino

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