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Aggiornato: 25 maggio 2025
Peggio avvenne quando Ulisse dei Paravicini Capello di Traona, che reo di molto sangue campava sul bergamasco la vita, osò una notte ricomparire con venti sicarj in patria, e trucidare i magistrati.
E appunto in queste guardie cadde un corriere, spacciato a posta con lettere dal Robustelli al Paravicini. Ciò sapevano i congiurati, ignorando però come il corriere fosse stato destro abbastanza, da gettare nell'Adda i dispacci, che avrebbero messa in luce la trama.
Applausi non mancano mai a chi parla alle passioni più che alla ragione, e non tardarono ad entrar tutti nel parere più violento. Si faceva grande appoggio sulle armi e sui maneggi dei Planta, si sperava dai Cantoni cattolici; "Ribellione (diceva il capitano Guicciardi) si chiama il macchinare e non compiere l'impresa". "Non mancheranno ragioni (esclamava Anton Maria Paravicini) se non mancher
E l'affetto di quelli che dovevano abbandonare gli infermi e i vecchi, e le povere monache di San Lorenzo, uscite dall'asilo ove si erano ripromessa pace perpetua, venire, alla guida dell'arciprete Paravicini, attraverso ai monti per ricovrarsi a Como.
Né però i congiurati fecero come sbigottiti e vinti al primo colpo fallito: anzi tenevano pronto armi, munizioni e bravi per un terribile domani. Ma di rado van piane queste pratiche. Il capitano Giammaria Paravicini di Ardenno, cancelliere generale ed uno dei più vivi in tale faccenda, dando nome di dover accudire a certi suoi poderi in Vacallo, terra nei baliaggi svizzeri, si era messo col
Andrea Paravicini da Caspano, preso dopo molti giorni, fu messo fra due cataste di legna e minacciato del fuoco se non abjurasse: durando costante, fu arso vivo. E si videro spiriti celesti aleggiargli intorno a raccoglierne lo spirito. Né fu questo il solo prodigio, onde le due parti pretesero che il Cielo ad evidenti segni mostrasse a ciascuna il suo favore.
Parola Del Giorno
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