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Ma lui non me le stese le sue braccia. Il capo solo aveva voltato verso di me, e la persona era ancora rivolta al muro, e le sue mani posavano sulle spalle d'una ragazza pallida, che piangeva senza asciugarsi le lagrime. Oh mamma! mi disse, cosa vi è saltato in mente di venir fuori con questo tempo?

Ma egli s'inviperì, e rizzatosi, stese le mani al volto di Nicla, gridò infuriato: E allora io lascerò che tu vada in barca con quel signore e che poi ti dica le brutte cose? e allora ti lascerò offendere? E anche quando sarò grande, se Duccio ti avr

Egli stese le braccia, alzò il viso, proruppe con voce tremante di tenerezza amara, di timido rimprovero, di passione umiliata: Perchè sei mia, perchè sei l'amor mio, la donna mia.... Non è vero. Non è vero?

Con i capelli raccolti in grosso nodo su la nuca, la testa scoperta, bella nel costume che ne delineava la persona snella e elegante, le braccia stese e le mani serrate palma a palma, stava per spiccare il salto, quando si sentì afferrata a la vita e si trovò fra le braccia dello Svarzi. Un urlo di terrore e di ribrezzo insieme le sfuggì dal petto.

Se sapeste come sono dolente di ciò che è accaduto! gli disse. Ma voi, almeno, penserete che io non ci ho colpa, non è vero? Parri lasciò un tratto il pennello e stese la mano al nuovo venuto; indi brevemente rispose: Ci vuol pazienza!

Non istate bene? Non è niente ella rispose invitandolo a sedere e abbozzando un languido sorriso. Mi avete fatto paura. Io? Siete piombato qui come un fulmine. Anche a lui si stese una nuvola sulla fronte, ed egli balbettò: Ma... se vi disturbo... Via... che discorsi? ella riprese trattenendolo con un gesto. Ditemi piuttosto quando siete arrivato...

Ma come due filosofi non riuscirono ad intendersi, perchè entrò Carlinetto che finiva d'asciugarsi le mani. Quando furono bene asciutte, stese la destra prima alla santa madre chiesa, poi agli ordini costituiti, e cominciò a ridere.

Merita d'essere ricordata la gloriosa morte dello Schiaffino e l'orribile ferita che ebbe Elia nella battaglia di Calatafimi. Ecco come l'Elia stesso la racconta in una lettera al Dott. Riboli. «Io non era aggregato a compagnia a battaglione. Fra Menotti Garibaldi, Schiaffino e me, si era stabilito un patto di non accettare pel momento alcun servizio, ma tutti e tre rimanere al fianco del Generale. Allorchè i Cacciatori napoletani, che provarono ad assalire i nostri, si dovettero ritirare inseguiti dai Carabinieri genovesi, Menotti, Schiaffino colla bandiera, ed io ci slanciammo dietro ai fuggenti, ma tanta fu la nostra foga entusiastica, che arrivati su l'erta posizione nemica, ci accorgemmo d'esser soli, ed era naturale che dovessimo pagare il fio della nostra arditezza. Diffatti il bravo Schiaffino cadeva trafitto da numerosi colpi, e lo stesso sarebbe avvenuto a Menotti che, nel raccogliere la bandiera, fu ferito in una mano, se io abbracciatolo, non mi fossi lasciato cadere con lui da un rialzo, che formava una specie di trincera. Quivi rimasti un poco a prender fiato, io nel volgermi per rispondere al capitano Frescianti che mi chiedeva cartucce, vidi che il generale Garibaldi, distante un buon tratto dalla colonna garibaldina, s'avanzava solo a piedi contro l'inimico. Immediatamente mi slanciai verso di lui, e raggiuntolo, mi sovviene avergli indirizzato queste parole: Generale, perchè esporvi così? Una palla che vi colga siam perduti noi e con noi l'Italia nostra. Egli rispose col grido di avanti e roteando la sua spada ad incoraggiamento, invitava all'assalto le nostre colonne. Io avea appena pronunciate le suddette parole, che, volta la faccia al nemico, vidi che un cacciatore napoletano, avanzatosi verso di noi, spianava la sua carabina alla direzione del Generale. Ebbi appena tempo di fare un passo avanti, e un colpo terribile mi colse alla bocca, e mi stramazzò a terra col ventre in alto. Pareva che soffocassi, e nel mentre cercava di rivolgermi, il generale Garibaldi s'inchinò verso di me e mi indirizzò queste parole: Coraggio, mio Elia, di queste ferite non si muore. E stese la mano per istringere la mia». E difatti il bravo Elia non morì; rimase col

Il povero giovine era come istupidito dal dolore, e durò fatica a riaversi. Scosse il capo più volte, trasse a stento un sospiro dal petto, e stese finalmente la mano all'amico, in quella che le sue labbra mormoravano un grazie, in cui parve mettere il fil di vita che ancora gli rimaneva. Vivrete? gli domandò il duca, stringendo quella mano tra le sue.

Tutta la pagina senza un errore..... E gesticolava pavoneggiandosi come se credesse realmente di averlo fatto lui quel lavoro. Oh! Oh! esclamò il babbo. Dio ti benedica, figlio mio. Dio ti benedica! E mise un gran sospiro di sollievo, e si rasserenò tutto, poi stese la mano traverso la tavola, e disse: Via, diamoci una buona stretta di mano come due amici.