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Aggiornato: 17 giugno 2025


Trentacinque anni or sono, vale a dire al tempo della Epopea Garibaldina, memorabile nella storia di questo secolo per le patriottiche audaci imprese, e per le vittoriose battaglie, la gioventù che vi aveva preso parte valida, restituitasi al domestico focolare, si abbandonava con diritto, a qualcun ozio di Capua, e naturalmente, onde non degenerare dai comuni progenitori, Adamo ed Eva, faceva, come suol dirsi, all'amore, anche senza paradiso terrestre.

L'idea di Nullo è brillante e schiettamente garibaldina, io ripicchiai, ma presuppone l'idea sorella che noi sfondiamo il nemico procedente da Isernia per effettuare la marcia di fianco sulla consolare di Castel di Sangro; la quale idea ne presuppone una terza: l'intrepidit

Giulay conosciuta l'invasione garibaldina, in risposta a quello di Garibaldi, bandiva un suo proclama feroce, nel quale dopo avere annunziato il suo arrivo concludeva. «Do la mia parola che i luoghi, i quali facessero causa comune con la rivoluzione, verrebbero puniti col fuoco e con la spada». E non dovevano essere parole soltanto.

È parso come un vento infocato del deserto che passi per la frigida e grigia atmosfera del nostro inverno, sulle nostre coscienze, che dopo le vampe luminose della epopea garibaldina si erano adagiate nel crepuscolo secolare della nostra vita di servitù.

Quella signora era vestita di seta cenerognola, a larghe pieghe; portava uno sciallo rosso di Persia mollemente raccolto intorno alla vita, e sulla bruna capigliatura aveva posato un cappellino di velluto alla foggia garibaldina, colle sue tre penne rosse nella risvolta della fronte. Il cuore di Guido Laurenti fu per rompersi a quella vista, e le sue labbra mormorarono un nome: Luisa!

E tutto un popolo dietro lui si mise: e dalla gioventù universitaria, dalle officine, dai campi, dal commercio, dalle schiere volontarie del 1860 e del 1866 proruppe, eco formidabile, il plebiscito degli italiani, che gli si stringevano intorno, anelanti a consacrare nella eterna Roma il nuovo patto della patria una e redenta. Invano la diplomazia tentò sbarrare la via alla crociata garibaldina.

Avevo inteso il suo nome fin da ragazzo nei racconti di famiglia, lo avevo poi letto sovente nei giornali, udito sulle bocche del popolo ad ogni circostanza della epopea garibaldina, ma non avevo visto Don Giovanni che una sola volta. Ed era stato a Faenza in un Comizio per la morte del Generale.

Le bandiere ritte intorno al ritratto del Generale non squassavano più, l'inno dell'epopea garibaldina era cessato da un pezzo. I suonatori borghesemente vestiti non si discernevano nella folla. Al banco della stampa i giornalisti scrivevano con atteggiamenti e velocit

Sissignore. Vi sono gli uffiziali garibaldini, quei dalla camicia rossa? No. Come no? Dimmi il vero o ti buco la testa con due palle. Signore! ci sono i gendarmi e i soldati di re Francesco che mangiano e bevono in allegrezza. Ma gli uffiziali e la truppa garibaldina?

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