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Roteando cantava, e dicea: «Quali son le mie note a te, che non le ’ntendi, tal è il giudicio etterno a voi mortali». Poi si quetaro quei lucenti incendi de lo Spirito Santo ancor nel segno che i Romani al mondo reverendi, esso ricominciò: «A questo regno non salì mai chi non credette ’n Cristo, pria poi ch’el si chiavasse al legno.

Come ci sarebbero state bene, su quelle selle color di porpora, fra quelle dieci braccia convulse, cinque odalische rapite al serraglio d'un Sultano! Belli! noi gridavamo; stupendi! splendidi! Ed essi rispondevano al nostro applauso con una spronata ed un urlo, e sparivano in mezzo al fumo, roteando in alto i lunghi fucili damascati d'oro colla gioia febbrile del trionfo.

poi altre vanno via sanza ritorno, altre rivolgon onde son mosse, e altre roteando fan soggiorno; tal modo parve me che quivi fosse in quello sfavillar che ’nsieme venne, come in certo grado si percosse. E quel che presso più ci si ritenne, si chiaro, ch’io dicea pensando: ‘Io veggio ben l’amor che tu m’accenne.

poi altre vanno via sanza ritorno, altre rivolgon se' onde son mosse, e altre roteando fan soggiorno; tal modo parve me che quivi fosse in quello sfavillar che 'nsieme venne, si` come in certo grado si percosse. E quel che presso piu` ci si ritenne, si fe' si` chiaro, ch'io dicea pensando: 'Io veggio ben l'amor che tu m'accenne.

Roteando cantava, e dicea: <<Quali son le mie note a te, che non le 'ntendi, tal e` il giudicio etterno a voi mortali>>. Poi si quetaro quei lucenti incendi de lo Spirito Santo ancor nel segno che fe' i Romani al mondo reverendi, esso ricomincio`: <<A questo regno non sali` mai chi non credette 'n Cristo, ne' pria ne' poi ch'el si chiavasse al legno.

Giacea la bella vigna fiammeggiando con tralci di rubino e foglie d'oro; e uno stuolo d'augelli roteando facea ne 'l mezzo de la vigna un coro, O madonna Isaotta, ecco la vita! io le gridai, con l'anima rapita. Ed in alto gridò lo stuol canoro. Io la trassi a quel loco: ella più lesta venìa, chè forte io la tenea per mano.

Stormiscono gli sterpi sotto i suoi passi pesanti e precipitosi, e lascia dietro di tutta una treccia di erbe abbassate e di cardi spezzati, come una valanga nera e ruggente. I gauchos lo rincorrono, curvi sull'arcione. Agitano in aria il lazo che sibila roteando. Il primo laccio è lanciato; si svolge per l'aria come un serpentello lungo e sottile, e cade sulla testa del bue.

Traballò, cercò di rimettersi in equilibrio, ma le forze le vennero meno; lasciossi sfuggire di mano l'arma, dilatò spaventosamente le pupille nelle quali brillava un ultimo lampo di minaccia e precipitò, roteando, nel fondo del baratro. S'udì un tonfo sordo sordo come d'un corpo che si fracassa, poi successe un silenzio di morte.

Roteando cantava, e dicea: <<Quali son le mie note a te, che non le 'ntendi, tal e` il giudicio etterno a voi mortali>>. Poi si quetaro quei lucenti incendi de lo Spirito Santo ancor nel segno che fe' i Romani al mondo reverendi, esso ricomincio`: <<A questo regno non sali` mai chi non credette 'n Cristo, ne' pria ne' poi ch'el si chiavasse al legno.

Roteando cantava, e dicea: «Quali son le mie note a te, che non le ’ntendi, tal è il giudicio etterno a voi mortali». Poi si quetaro quei lucenti incendi de lo Spirito Santo ancor nel segno che i Romani al mondo reverendi, esso ricominciò: «A questo regno non salì mai chi non credette ’n Cristo, pria poi ch’el si chiavasse al legno.